martedì 9 febbraio 2010
A Rosarno «non abbiamo assistito a fenomeni di razzismo da parte dei cittadini. Ciò va gridato contro tutte le strumentalizzazioni dei media, e di quanti stanno dietro di loro, sempre pronti a fare dei fatti che succedono in Calabria un'occasione per gettare fango su di noi Calabresi e sulla nostra Regione». È quanto scrivono oggi i vescovi della Calabria in una nota.
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    A Rosarno "non abbiamo assistito a fenomeni di razzismo da parte dei cittadini. Ciò va gridato controtutte le strumentalizzazioni dei media, e di quanti stanno dietro di loro, sempre pronti a fare dei fatti che succedono in Calabria un'occasione per gettare fango su di noi Calabresi e sulla nostra Regione". È quanto scrivono oggi i vescovi della Calabria in una nota mentre è in corso a Reggio Calabria la sessione invernale della Conferenza episcopale calabra.I vescovi calabresi si chiedono perchè la Calabria debba essere "additata" come un "deserto di inumanità". La Calabria "non lo merita: i calabresi, almeno quelli degni della loro storia di civiltà e di cristianità, e sono la maggioranza, hanno sempre manifestato accoglienza, solidarietà, fraternità con tutti. Sul nostro territorio hanno sempre vissuto in fraternità gente di cultura diversa; basti ricordare la presenza sul territorio di una comunità italo-albanese, costituita ecclesiasticamente in una diocesi con tradizioni e riti bizantini. Quel che è successo a Rosarno è stata la logica conseguenza di un disinteresse economico e sociale, grave e imperdonabile". Le condizioni di vita degli immigrati, si legge nella nota, erano "note a tutti, anche alle autorità governative, che avevano fatto pure sopralluoghi, senza poi intervenire. Lo sfruttamento ad opera della malavita locale era anch'esso risaputo"."L'irreparabile, facilmente pronosticabile, è accaduto - proseguono i vescovi calabresi - tuttavia non per razzismo da parte dei rosarnesi, ma perchè qualcuno degli immigrati ha deciso di ribellarsi a questa forma moderna di schiavitù che la malavita locale ha voluto imporre. Quel che poi è seguito è stato solo la deprecabile reazione, dall'una e dall'altra parte, che nulla aveva a che vedere con il razzismo".Per i vescovi calabresi "è bene, forse, inserire il problema nel contesto più vasto della situazione in cui è venuto a trovarsi il mercato degli agrumi, oggetto ormai di poca attenzione da parte delle forze politiche. È a tutti noto - scrivono nella lunga nota - come su questo mercato la malavita organizzata da sempre ha allungato le sue mani voraci". "Ci auguriamo che si sappia far luce su chi è stato dietro a tutta la vicenda". I presuli esprimono "solidarietà" a tutti i Rosarnesi e alla comunità di immigrati chevivono nella zona di Rosarno dicono: "Vogliamo a loro chiedere scusa per quanto hanno subito a causa dello sfruttamento e della violenza, del modo troppo sbrigativo, forse, con il quale sono stati allontanati da Rosarno, lasciando tutte le loro piccole 'sicurezzè, anche il denaro da percepire e poi, dopo i debiti controlli, abbandonati a loro stessi".I vescovi calabresi aggiungono anche l'invito "a non farsi giustizia da sè, ma ad aver fiducia nello Stato e in quanti per venire loro incontro cercano di coniugare legalità e solidarietà" e l'invito "pressante a chi ci governa perchè prevenga i mali con una politica attenta e con interventi programmati di lungo respiro, piuttosto che intervenire poi per ripararli"."L'accoglienza non può essere limitata alla semplice assistenza. Aggiungiamo - scrivono - ancora l'appello ad arrivare al cuore della delinquenza organizzata, quella palese, ma soprattutto quella occulta, per debellare la piaga dello sfruttamento del lavoro nero e di ogni altra forma di illegalità". A tutti coloro che cercano i loro profitti al di fuori della legalità, i vescovi rivolgono l'invito "a ritornare sui loro passi e convertirsi al Signore". Nel documento i vescovi calabri ringraziano Benedetto XVI per le parole pronunciate ed esprimono "fraterna solidarietà" a mons. Luciano Bux, Vescovo di Oppido-Palmi e a tutta la comunità cristiana per come hanno "testimoniato il Vangelo dell'accoglienza nei confronti dei fratelli immigrati non solo durante i giorni drammatici della contestazione, ma sin da quando il fenomeno dell'immigrazione ha cominciato ad interessare la nostra regione".
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