mercoledì 8 agosto 2012
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​«Prima o poi doveva succedere. L’apertura del più affollato social network a questa vera e propria piaga dei nostri giorni mostra più che mai come non esistano "altri mondi" virtuali: tutto ciò che avviene nella Rete globale avviene nella realtà. Gente vera, soldi veri. E, bisogna aggiungere, problemi veri». L’analisi è del sociologo Giuseppe Romano, esperto di media ed Internet.Insomma, Facebook è sempre più specchio delle nostre debolezze e dei nostri vizi?La "realtà virtuale" possiede una fascinazione ancora maggiore di quella che va abitualmente connessa al gioco d’azzardo. È tutto così semplice! Basta un click. Facebook non si sottrae a questo andazzo perché, di suo, non vuole emettere giudizi, bensì rispecchiare la composizione della nostra società con tutti i suoi interessi e – al di là di prudenze doverose e a volte un po’ ipocrite riguardo la pornografia e altri eccessi che potrebbero comportare grane giudiziarie – anche tutti i suoi vizi.La sua è una sorta di assoluzione?Dico solo che prendersela col social network significa guardare ai sintomi e non al male: avremmo dovuto cominciare prima, dal gioco d’azzardo che dilaga nelle pubblicità televisive, sulle maglie delle più importanti squadre di calcio, eccetera. Resta il fatto che quella di Facebook è una decisione oggettivamente disgraziata.Insomma, il problema non è certo la Rete.Il problema è umano, non tecnologico. Le tecnologie fanno esattamente ciò che chiediamo loro, e ci rappresentano.E magari rappresentano i nostri interessi...Le realtà della Rete si fanno sempre più grandi e radunano folle sempre più numerose. Difficile che tutto ciò resti confinato a un livello "virtuale". Tutte le economie virtuali – come la valuta fittizia che si usa in certi siti e in certi videogiochi – prima o poi hanno una ricaduta in moneta reale. Uno dei più diffusi videogiochi di massa apparsi ultimamente, Diablo III, ha introdotto la possibilità di comprare manufatti del gioco con dollari o euro veri. È il riconoscimento ufficiale di qualcosa che avveniva già, in molti giochi, nel "sommerso" delle trattative private fra giocatori. Sono realtà commercialmente molto redditizie, e anche questo contribuisce alla loro diffusione.
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