La discussione al Senato per esaminare il ddl riforme è stato sospeso per il fine settimana. L'aula riprenderà i lavori lunedì pomeriggio alle 14 per proseguire in seduta notturna fino alla mezzanotte. Il cambio calendario è stato deciso con l'approvazione dell'aula stessa. La decisione ha provocato la protesta delle opposizioni. Sel, Lega e M5s che hanno votato contro.
Il punto
Arriva il giorno della mediazione. Un tentativo riuscito solo in parte, con Sel, e respinto di fatto da M5S e Lega, che abbandonano i lavori della riforma del Senato, con la conseguenza di sbloccare le votazioni sulla legge Boschi, la quale prende il via senza più ostacoli. Archiviata definitivamente (alla prima delle quattro letture parlamentari) l’elezione diretta della seconda Camera, si passa all’articolo 3. Ma la strada si fa più scorrevole. Anche perché Matteo Renzi è deciso fin dal primo mattino a superare l’ostruzionismo, sfociato ieri in una ritirata dall’aula delle opposizioni (Fi esclusa), e convoca a Palazzo Chigi i capigruppo per trovare insieme una via di uscita. Così, nell’arco di poche ore, il ministro per le Riforme chiede in aula una riflessione sulle materie sul tavolo. Un invito raccolto solo in parte. L’idea del "Senato dei 100" non piace a grillini e leghisti, ormai decisi a non pronunciarsi più sul testo di revisione della Costituzione.Un clima poco collaborativo, dunque, ma senz’altro più decisionista quello che si respira nella seconda parte della giornata, dopo l’ennesimo psicodramma, con il presidente Pietro Grasso preso di mira per la conduzione dei lavori.Un clima su cui non si sofferma nel pomeriggio il premier, che non commenta l’accusa dei cento senatori certi che siano state «violate le regole costituzionali», e piuttosto apprezza «il comportamento delle opposizioni nelle ultime ore». Il fatto che si sia tornati a un esame spedito conferma le previsioni ottimistiche del governo. «Siamo fiduciosi che la prima lettura venga completata la settimana prossima e ove questo avvenisse sarebbe un segnale importante». E la prossima settimana un segnale importante arriverà dal nuovo incontro annunciato da Paolo Romani tra Renzi e Silvio Berlusconi. Un nuovo faccia a faccia per fare il punto dei lavori, in vista dell’avvio della discussione sull’Italicum. Un capitolo, questo, da ridiscutere: Renzi ieri ha rassicurato Sel sulla possibilità di modificare l’accordo, con un’apertura sulle preferenze e sulle soglie. Ma ora deve convincere l’ex Cavaliere, ancora nel guado, tra due sponde: quella degli "aperturisti" e quella dei forzisti decisi a non modificare i termini del patto del Nazareno.Insomma, qualcosa andrà ceduto, secondo il piano renziano: «Noi stiamo mettendo mano alla Carta costituzionale, non stiamo facendo un emendamento a un decretino e abbiamo scelto di partire dalla riforma più complicata. Noi non abbiamo mai chiuso al dialogo». Ma partendo «da un presupposto: dobbiamo realizzare le riforme», considerate da Renzi propedeutiche anche per la ripresa economica del Paese. Se non altro perché restituisce credibilità alla politica e permette di «acquisire credibilità all’estero». E, infine, «se la politica riforma se stessa ha l’autorevolezza di chiedere all’Italia di non chiudersi a difesa dei corporativismi».Parole che non convincono comunque il Carroccio, che apprezza i tentativi del ministro Boschi di trovare una mediazione ma non li ritiene sufficienti, e i Cinquestelle. Il Movimento, annuncia il capogruppo Vito Petrocelli, «tornerà a occuparsi del Paese reale» anche «uscendo nelle piazze e riportando le voci di chi è escluso. Mentre al Senato, non partecipiamo più alla discussione sulle riforme, ma tutto il resto lo vogliamo affrontare».Resta dunque la protesta, ma il ddl comincia a marciare spedito. E «soddisfazione per la ripresa del dialogo con alcune forze di opposizione che stanno dimostrando in queste ore un cambio di atteggiamento sulle riforme» viene espressa dal vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. «Il Partito democratico è sempre stato aperto e disponibile al confronto e, allo stesso tempo, determinato a portare a termine le riforme utili ai cittadini e al Paese. L’approvazione dell’articolo 2 segna un passo avanti importante per arrivare, nei tempi stabiliti, a realizzare l’obiettivo».