L'Italia non scopre ancora le sue carte. Ma nella cruciale partita delle nomine europee che si gioca questa settimana tra Ypres e Bruxelles - dove i leader si
riuniranno per il vertice Ue -
Matteo Renzi ha le sue mire. E
anche ambiziose: una delle quattro posizioni di rilievo delle
istituzioni europee.
Anche se il mantra resta "prima le cose poi i nomi" Renzi non andrà in Belgio
senza la richiesta di un posto per l'Italia ai vertici.
Dato ormai per certo l'ok - bollato ieri anche dalla casa Pse
- a
Juncker alla presidenza della Commissione (nomina contro la quale continua a battersi solo il premier britannico
David Cameron) e alla rielezione
di Schulz all'Europarlamento, restano due i possibili obiettivi
di Roma: la presidenza del Consiglio Ue e la carica di Alto
rappresentante, il "ministro degli Esteri" della Ue. Su
quest'ultima sembrano concentrarsi ora le mire di Renzi. Che punta
a una signora e non a un signore "Pesc": una donna che contribuisca alla
sua richiesta di almeno un 40% di poltrone rosa. In mente il
premier avrebbe anche già il nome: la titolare della Farnesina
Federica Mogherini.
Almeno dalle indicazioni ufficiose sembrerebbe così
tramontata l'ipotesi di chi aveva scommesso su una posta ancora
più alta, quella del Consiglio: il nome forte circolato nelle
settimane scorse - e benedetto da socialisti e popolari - era
quello di
Enrico Letta. Ma la rosa avrebbe potuto aprirsi anche
ad altri ex premier (condizione indispensabile per succedere a
Van Rompuy) di ispirazione socialista come
D'Alema o
Amato.
Il nome di Letta - che nei giorni scorsi aveva spento i rumor
ricordando che "c'è già Draghi alla Bce" - non sarebbe comunque
mai stato fatto o proposto, si fa filtrare. Di certo la partita
del Consiglio è più complessa, ma c'è chi ancora non la dà per
definitivamente archiviata. A sostenere Renzi nelle sue mire per la successione alla baronessa Asthon ci sarebbe anche
Berlino. E quella sintonia che si fa sempre più intensa con la
Merkel anche dopo i chiarimenti - se non vere e proprie
rassicurazioni - del premier e della cancelliera sul fatto che né lui
né Roma vogliono capitanare una fronda anti-rigore.
Sul paletto del cambio di verso dell'Europa il premier non
è comunque intenzionato a fare sconti e, forte del voto europeo,
aspetta di vedere se la sua indicazione sia stata recepita. Sia
cioè al centro di quel documento - su cui sta finendo di
lavorare Herman Van Rompuy - che sarà il programma del mandato
del prossimo presidente Ue.
Renzi ha delegato il ministro Padoan, anche a dimostrazione
della volontà di non voler forzare in alcun modo sul Patto. E una volta acquisito il via libera alla sua idea di un'Europea per la crescita e il lavoro, inizierà forse a parlare anche dei nomi. Di quelle carte che non
ha voluto scoprire finora. Intanto la Mogherini incassa il primi via libera dall'Europa. "Senza dubbio è una buona candidata" per il posto di Alto
rappresentante per la politica estera europea in sostituzione di
Catherine Ashton ha detto ieri il ministro degli esteri olandese
Frans Timmermans. Mentre il sottosegretario per le politiche Ue Sandro Gozi non si scompone: "Pensiamo che la classe dirigente
italiana sia in grado di esprimere candidati buoni per qualsiasi
posizione".