Non ci sono sorprese in vista da parte di Matteo Renzi, quando illustra al Parlamento la direzione della presidenza del semestre dell’Ue. Ma l’enfasi del dopo voto è tutt’altro che sfumata. Anzi, il presidente del Consiglio lancia due messaggi chiave, senza girarci intorno, e sul suo discorso ottiene il via libera delle due Camere: senza occupazione «non ci sarà alcuna stabilità possibile» e l’Ue non può continuare a voltare la faccia di fronte al tragico fenomeno dell’immigrazione clandestina. Nel quadro in cui si muoverà l’Italia, comunque, servono le riforme e il premier fissa «1000 giorni» per farle. Senza più perdere tempo, per confermare che il Paese è pronto e con le carte in regola: «Alziamo l’asticella delle ambizioni piuttosto che alzare la voce».Il Renzi schietto, dunque, accusa gli alleati per l’assenza di collaborazione nella gestione degli sbarchi. «Un’Europa che spiega al pescatore calabrese che non può pescare il tonno con una determinata tecnica ma poi quando ci sono i cadaveri si volta dall’altra parte, non è degna di chiamarsi Europa di civiltà», dice. Perciò, aggiunge, «non basta avere una moneta, un presidente in comune, una fonte di finanziamento in comune: o accettiamo destino e valori in comune o perdiamo il ruolo dell’Europa davanti a se stesso». Perché «se dobbiamo sentirci dire "Il problema non ci riguarda", rispondiamo "tenetevi la vostra moneta ma lasciateci i nostri valori"».
Ma è soprattutto su lavoro e crescita che intende insistere il capo del governo, nel semestre a guida tricolore. Insomma, «o l’Europa è in grado di assumere la battaglia contro la disoccupazione o non ci sarà alcuna stabilità possibile». Non è che si può «fingere di non vedere il risultato elettorale europeo come un campanello d’allarme». L’idea italiana non è un mistero, ripete Renzi. «Flessibilità» in cambio di quelle riforme che Roma è pronta ad assicurare in «mille giorni». Con un piano per cui, prima di partire per il Vertice Ue, chiama in causa il Parlamento, «sfidandolo» a «cambiare il Paese» entro maggio 2017.Di certo, comunque, al tavolo dei 28 l’Italia si presenta «forte», con una «autorevolezza recuperata». Renzi non vuole «poltroncine o premi di consolazione», anche se punta a una delle cinque presidenze (il nome che circola è quello del ministro degli Esteri Federica Mogherini). Ancora, «andiamo a Bruxelles – ricorda il premier – puntando su un pacchetto di riforme puntuale, chiedendo in cambio un riconoscimento di quella flessibilità che sta dentro le regole Ue». Nessuno vuole «sforare il 3 per cento», conferma. Ma a «profeti e vestali del rigore» ricorda che piuttosto «si viola il Patto» con il solo rigore. Una stoccata a chi parla dell’allentamento delle maglie come di un «fatale errore», come il presidente della Bundesbank Weidmann o il ministro dell’Economia tedesco Schauble.