Parte da Bergamo la campagna referendaria del premier Matteo Renzi. Deciso a giocarsi il tutto per tutto sulle riforme, indispensabili per "rimettere in moto un paese che è stato troppo tempo fermo". "Non dal punto di vista imprenditoriale ma politico" precisa il premier. Se il referendum sulle riforme costituzionali dovesse venire bocciato dagli italiani, Renzi è pronto a fare un passo indietro.
"Non voglio minimamente
personalizzare la campagna" referendaria ha
detto confermando che se la riforma non passerà, lui lascerà il
ruolo di premier. "Se vogliono continuare con gli inciuci - ha spiegato - ne prendano uno più bravo. Loro la chiamano personalizzazione, io
serietà".
Io adoro la politica ma ci sono
troppi politici in Italia". Matteo Renzi lo afferma parlando
della riforma costituzionale.
"Volete continuare con l'Italia come è adesso o portarla nel
futuro?", ha aggiunto riferendosi all'eliminazione del Senato
e alla fine del bicameralismo, di cui, ha
sottolineato, ha parlato anche Enrico Berlinguer. "Se non passa il Paese va
all'ingovernabilità" ha detto ancora Renzi.
"Accadrà il paradiso terrestre degli inciuci" perché - ha
spiegato - senza un partito con maggioranza si fanno gli accordi
in Parlamento". Il premier si dice convinto di un ampio successo dei sì, trasversale agli schieramenti. "La riforma la
voteranno tantissimi elettori del Movimento 5 Stelle e della
Lega". Diversa, secondo il premier,
la posizione dei loro parlamentari che "hanno una fifa matta di
perdere la poltrona".
"A Roma ladrona quando si accomodano - ha osservato - stanno
benissimo".
Il premier ha inoltre annunciato che il 31 agosto si svolgerà un
incontro bilaterale tra Italia e Germania con il premier tedesco
Angela Merkel alla sede della Ferrari di Maranello.
Renzi ha anticipato il senso del suo intervento in un'intervista all'Eco di Bergamo. "Se lo vinciamo, l'Italia diventerà un paese più stabile. Se lo
perdiamo, vado a casa. Per serietà. Non resto aggrappato alla
poltrona. Questa è personalizzazione? No. Questa è serietà".
Poi ha difeso la scelta spiegandone i benefici: meno costi e posti
della politica, rapporto Regioni-Stato più semplice, tempi più
brevi per le leggi. Gli replica indirettamente l'ex segretario
Pd Bersani, che dalla Stampa dice no ad un legame tra destino
del governo e riforma della Costituzione: "Non voglio che la si
usi la per dividere il Paese, non deve dimettersi se vince no".