D'ora in poi tolleranza zero, sanzioni severe – che prevedono multe salate e carcere – per i datori di lavoro che impiegano immigrati in nero. A mezzanotte di ieri si è chiusa la «finestra» utile per la regolarizzazione: gli ultimi dati, ancora parziali, parlano di 129.814 domande inviate online al sito del Viminale, di cui ben 112 mila per il settore del lavoro domestico, cioè colf e badanti. Poche, invece, le richieste di regolarizzare lavoratori subordinati in altri settori. E il ministro del’Interno Annamaria Cancellieri avverte: non ci sarà un’altra opportunità.I dati confermano Milano come città con un maggior numero di richieste (18.472), seguita da Roma (13.322) e Napoli (10.633). Enna, con 18 domande di regolarizzazione, la città in fondo all’elenco. Quanto alla nazionalità dei lavoratori, in cima alla lista c’è il Bangladesh con 15.219 richieste, che proprio nelle ultime ora ha superato il Marocco (15.170), seguito dall’Ucraina (12.914) e dall’India (12.863). Il «picco» delle domande è stato raggiunto negli ultimi giorni, più o meno dopo che è stata fatta chiarezza su uno dei requisiti più importanti per accedere alla regolarizzazione, cioè la certificazione che l’immigrato fosse arrivato in Italia prima del 31 dicembre 2011: l’Avvocatura dello Stato ha infatti stabilito che a far fede potesse essere anche una tessera del bus nominativa, un certificato medico rilasciato dalla Asl, il certificato di iscrizione scolastica dei figli.Ciononostante, c’è chi parla di «occasione mancata» e punta il dito sugli alti costi dell’emersione. Come Caritas Ambrosiana, secondo la quale l’esito della regolarizzazione è «modesto» e «dimostra come la politica dei condoni in materia di immigrazione clandestina mostri ormai la corda». È tempo, dicono, di una nuova legge per regolarizzare gli ingressi di manodopera straniera. Critica anche la Uil, scettica sul fatto che tutte le 110 mila richieste giunte finora per colf e badanti riguardino realmente lavoratori del settore domestico. Il Marocco, tradizionalmente assente dal lavoro domestico, su un totale di 15.219 domande ne ha inviate ben 13.899 per colf o badanti. Lo stesso dicasi per il Bangladesh, l’Egitto etc... Ciò è avverrebbe perché costa molto meno regolarizzare una colf che un lavoratore di un altro settore: secondo i calcoli della Uil, da 2.000 euro si passa a 6-10 mila euro. Molti avrebbero preferito fare richiesta sul settore domestico, salvo poi cambiare una volta avuto l’ok.Duqneu, il tempo massimo è scaduto e non ci sarà una riproposizione della regolarizzazione, come hanno sottolineato a più riprese sia il ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi – grande fautore del provvedimento – sia il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri. Da oggi, per chi dà lavoro a immigrati irregolari scatteranno pesanti sanzioni, rese ancor più severe dal recepimento in Italia di una direttiva europea: si va da una multa di 5 mila euro e la reclusione da sei mesi a tre anni fino a una multa di 7.500 euro e 4 anni di carcere, nei casi in cui si ravvisi una condizione di particolare sfruttamento del lavoratore.