venerdì 4 novembre 2022
Ciriani avvisa: il Parlamento approfondirà, ma non si torna indietro. Il Pd non ci sta e rilancia con un emendamento per sopprimere l’intera norma: «Togliere di mezzo questo obbrobrio giuridico»
Mariolina Castellone vice presidente del Senato durante la seduta sul decreto legge su ergastolo ostativo, norme anti covid e anti rave, ieri

Mariolina Castellone vice presidente del Senato durante la seduta sul decreto legge su ergastolo ostativo, norme anti covid e anti rave, ieri - Ansa

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Dal mero piano delle polemiche politiche, l’accesa trattativa per modificare la discussa norma anti rave party si sposta su quello legislativo. In Senato è infatti partito l’iter parlamentare del primo decreto del governo Meloni, in cui è stata inserita anche la nuova fattispecie penale dell’articolo 434-bis . Il provvedimento non è stato assegnato ad alcuna commissione (poiché queste non sono state ancora costituite e lo saranno solo dopo il 9 novembre), ma nella maggioranza Forza Italia si dice già pronta a depositare proposte di modifica. «Se non dovesse arrivare un emendamento direttamente dal governo, lo farà Fi», fa sapere Giorgio Mulè, facendo seguito alle aperture del sottosegretario azzurro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto.

Concorda un altro azzurro di peso, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri: «Forza Italia sostiene fortemente questa norma, perché indietro non si torna», osserva, ma resta «aperta a eventuali modifiche di dettaglio, che non ne alterino la sostanza, ma che possano riguardare il tetto massimo di pena e la ancora più precisa definizione del tipo di reato».

Per Fratelli d’Italia e per la Lega, valgono le posizioni degli stessi leader, la premier Giorgia Meloni (che ha rivendicato fieramente l’utilità della norma) e il vicepremier Matteo Salvini. Una posizione di principio che non pregiudica tuttavia la possibilità che, sul piano tecnico, gli angoli vengano smussati da un labor limae demandato alla competenza del Guardasigilli Carlo Nordio (Fdi), ex magistrato, e del sottosegretario leghista alla Giustizia Andrea Ostellari, avvocato.

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Nel frattempo, dai banchi dell’opposizione sale il tono della protesta, col Pd che insiste nel bocciare senza appello il nuovo reato: «Togliere di mezzo questo obbrobrio giuridico è solo un fatto di buon senso - argomenta la capogruppo dem alla Camera , Debora Serracchiani -. Pesenteremo al dl aiuti ter un sub emendamento per abrogare la norma ed eliminarla il prima possibile, chiedendone la sottoscrizione a tutti i gruppi parlamentari». Ancor più tagliente è il preidente di M5s Giuseppe Conte, che da giorni la definisce «una misura raccapricciante, un’esibizione muscolare da Stato di polizia» e chiede che sia «ritirata perché scritta male e frutto di una cultura repressiva fuori luogo».

Meno categorico è il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che da un lato ha parole al miele per il ministro Nordio  («Un professionista, farà benissimo») e dall’altro si dice favorevole a modifiche chirurgiche, non demolitive: «Le norme sui rave party è giusto che ci siano. In Francia la legge è del 2002, ma è scritta molto meglio. La norma si può mettere un po’ più chiara: con quella attuale, in certi pranzi di Natale in casa mia si rischiava - ironizza -. Ma si va in Parlamento e si risolve. Questa storia mi è venuta a noia, si modifichi e si eviti qualsiasi attentato alla libertà di espressione. Ciò che c’è da fare, lo faremo».

Insomma, a patto di trovare una formulazione gradita alla maggior parte delle forze politiche, i margini per un ritocco (auspicato da autorevoli giuristi e invocato anche dalle organizzazioni sindacali e studentesche) sembrano esserci. In concreto, gli aspetti da correggere potrebbero essere due: l’eccessiva vaghezza della norma (che per analogia rischia di essere applicata ad altre manifestazioni abusive o spontanee in luoghi non consentiti) la possibilità di usare le intercettazioni per le indagini, derivanti dal fatto che la pena edittale massima (6 anni) lo consente.

Per il primo aspetto, bisognerà trovare una formulazione meno generica della nuova fattispecie di reato, che circoscriva la sua applicazione ai rave e a situazioni simili, forse facendo leva sulla presenza e sul consumo di droghe durante l’evento.

Quanto alla possibilità di intercettare chi organizza raduni potenzialmente illegali, secondo il sottosegretario Sisto si potrebbe precludere abbassando la pena a un livello (4 anni?) «che inibisca l’uso delle intercettazioni» (che in ogni caso vanno autorizzate da un magistrato).

Ma la riduzione non sarebbe gradita ai tecnici del Viminale, che hanno disegnato così la fattispecie - poi portata in Cdm dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi - perché con pene fino a 6 anni possono essere disposti l’arresto in flagranza degli organizzatori e la confisca delle attrezzature (furgoni, stereo e altro).

Un abbassamento eliminerebbe quelle possibilità. E dunque occorrerebbe una nuova formulazione che ne tenga conto. Quanto al timore che l’attuale norma si possa applicare, sic et simpliciter, a manifestazione studentesche, gli esperti del Viminale lo escluderebbero, sulla base di una sentenza della Cassazione datata 2000, secondo cui il reato di invasione arbitraria di terreni o edifici non è applicabile a studenti che occupano scuole o facoltà. Insomma, la trattativa è aperta, ma affinché gli emendamenti passino, servirà un lavoro di mediazione paziente e certosino.

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