Ansa
Riaprire tutti i negozi dal prossimo 11 maggio e un nuovo Dpcm per affidare alle Regioni pieni poteri per decidere in autonomia i passi successivi, dopo il 18 maggio. I governatori alzano la voce. Vogliono decidere da soli, rispondere direttamente alle richieste che arrivano dai loro territori, a seconda della propria specificità. Ormai è un braccio di ferro che rischia di spezzarsi quello tra i governatori d’Italia e il governo romano, che ieri sono tornati nuovamente a confrontarsi nel corso del consueto appuntamento Conferenza Stato-Regioni.
La fuga in avanti di Alto Adige e Friuli Venezia Giulia
Intanto l'Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia bruciano i tempi e, in anticipo sul cronoprogramma dettato dal governo, apriranno tutti i negozi ( anche i parrucchieri) a partire da lunedì prossimo. Il consiglio provinciale di Bolzano ha approvato ieri sera la delibera che permette già da domani la riapertura dei negozi e da lunedì i centri estetici. "Non è uno strappo con Roma" si è premurato subito a sottolineare il governatore Arno Kompatcher - erano informati, la nostra è una ripresa in sicurezza".
Anche il Friuli Venezia Giulia non aspetta. Come già anticipato nei giorni scorsi e ribadito anche ieri il governatore Massimiliano Fedriga stamattina ha confermato che tutti i negozi che sono pronti a garantire la sicurezza riapriranno lunedì.
L'incontro di ieri col governo: lunedì si deciderà in base alla curva epidemiologica, verso le aperture differenziate delle regioni
Più determinate alla fuga in avanti, ancora una volta, sono le Regioni del Nord, soprattutto Liguria, Veneto e Friuli Venezia Giulia, anche se i malumori si raccolgono ormai lungo tutto lo Stivale (come ha già fatto la Calabria, giocando d’anticipo su tutti con la riapertura nei giorni scorsi di bar e ristoranti, ndr). E se da una parte il Nord si fa forte del proprio motore produttivo, le Regioni più a sud snocciolano invece i dati (più che positivi) della curva epidemiologica, ma soprattutto guardano all’estate e alla stagione turistica, per molte unica e vera fonte di sopravvivenza. «Il Veneto è pronto ad aprire tutto e subito – ripete come un mantra Luca Zaia – Il quadro epidemiologico e sanitario è cambiato completamente e per noi il primo giugno è 'un’era glaciale': è assolutamente inopportuna. Che il capro espiatorio di questa partita – aggiunge – sia la parrucchiera o il barbiere mi pare assurdo. Spero quanto meno si dia alle Regioni la facoltà di fare le aperture: noi siamo disponibili ad aprire tutto subito». Anche il governatore ligure non intende aspettare. «Finiamola con questo tira e molla: il Premier Conte cambi le leggi e noi Regioni siamo pronte. La Liguria è stata la prima a chiudere e ora non può più aspettare» ha dichiarato Giovanni Toti, sottolineando che «la Cancelliera Merkel ha dato alle Regioni tedesche il compito di riaprire come ritengono opportuno nei loro territori. La Francia sta riaprendo, l’Inghilterra, messa molto peggio di noi, sta riaprendo, Israele ha già riaperto, la Svezia non ha mai chiuso. E in molti Paesi riaprono anche le scuole». C’è tanta voglia di ripartire anche in Emilia Romagna, dove il presidente Stefano Bonaccini che potrebbe anticipare al 25 maggio (anziché il primo giugno come previsto dal cronoprogramma del governo) l’apertura di bar, ristoranti e parrucchieri. In controtendenza il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli che invece ritiene «giusta la linea di differenziare le riaperture tra le Regioni a partire dal 18 maggio. Ce ne sono alcune che non sono state toccate dalla pandemia, altre, come noi, che hanno una situazione diversa». Intanto il ministro prende tempo. «Il tema della sicurezza dei lavoratori è centrale. Se non operano nel rispetto delle linee guida Inail non sono tutelati» ha sottolineato il titolare per gli Affari regionali, Francesco Boccia che non ha tuttavia nascosto la possibilità di anticipare alcune aperture. Ma bisognerà aspettare i nuovi dati epidemiologi, dopo la parziale apertura del 4 maggio. Da lunedì prossimo, infatti, partirà l’esame dei dati del monitoraggio in base ai criteri stabiliti dal ministero della Salute e in base ai risultati già dal 18 maggio saranno possibili riaperture differenziate a livello regionale, ha ribadito. Ma dai territori, i sindaci prendono le distanze dalle fughe in avanti dei governatori. I Comuni, per voce del presidente dell’Anci, Antonio Decaro, avrebbero infatti deciso di allinearsi all’impostazione sulle riaperture data dal ministro degli Affari regionali, rinunciando anche a loro poteri e prerogative per rispettare le linee guida nazionali.