giovedì 11 gennaio 2018
Il governatore della Lombardia in un'intervista svela il retroscena del suo passo indietro alle regionali. La replica di Centinaio: la Lega è questo. Fontana si smarca dalla polemica
Maroni: Salvini con me si è comportato come uno stalinista
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Ora che ha ufficializzato la scelta di non ricandidarsi alla guida della Lombardia, Roberto Maroni si può togliere qualche sassolino dalla scarpa. E lo fa con una lunga intervista al Foglio in cui si dice «dispiaciuto» delle dichiarazioni «sprezzanti e sorprendenti che ho sentito nei miei confronti» da parte «del mio segretario», Matteo Salvini. Peraltro, aggiunge, «in tanti si affannano a dire che io non sarò ministro, ma chi è che vuole fare il ministro?», ma «pretendevo che il segretario del mio partito non utilizzasse la mia scelta di vita per colpirmi».

Tornando sulla sua decisione di non ricandidarsi alla Regione Lombardia Maroni sostiene che «Salvini sapeva tutto da mesi, è stato il primo a saperlo, il secondo è stato Berlusconi, ed è stato Salvini a concordare con me le tempistiche dell'annuncio, io sono un leninista convinto ma non avrei pensato di ritrovarmi di fronte un leader stalinista». Da leninista perciò, prosegue il governatore lombardo, «non posso sopportare di essere trattato con metodi stalinisti e di diventare un bersaglio mediatico solo perché a detta di qualcuno potrei essere un rischio», sottolinea. Il consiglio perciò per il responsabile della Lega è di «ricordare che fine ha fatto Stalin e che fine ha fatto Lenin ma anche di rileggersi un vecchio testo di Lenin», in cui si legge che «l'estremismo è la malattia infantile del comunismo. Se solo volessimo aggiornarlo ai nostri giorni dovremmo dire che l'estremismo è la malattia infantile della politica».

Usa lo stesso mezzo, un quotidiano, il segretario della Lega per tornare sulla questione Lombardia e Maroni. E così dalle colonne del Corriere della Sera Matteo Salvini spiega che «Maroni mi ha detto di avere fatto in Lombardia tutto quello che voleva e poteva. Non ho potuto che prenderne atto, avrei preferito che si ricandidasse. Volevo che si ricandidasse». Però, il segretario racconta di aver parlato con il governatore per tre volte e alla terza Maroni ha confermato la decisione che aveva maturato. «Che potevo fare? Le scelte di carattere personale vanno rispettate e non discusse. E così, abbiamo individuato in Attilio Fontana il miglior candidato», aggiunge Salvini, smentendo qualsiasi patto segreto tra Maroni e Berlusconi per metterlo in difficoltà. «Queste cose si leggono nei retroscena sui giornali - risponde Salvini - Io non faccio patti segreti e stranezze, dunque non penso li facciano neanche gli altri».

I commenti

Alle accuse di stalinismo del governatore della Lombardia risponde attraverso i microfoni di Radio anch'io (Radio 1) il leghista Gian Marco Centinaio, ricordando che «la Lega di Salvini è questa. Prendere o lasciare. Come era la lega di Bossi. C`è spazio per Maroni così come per tutti. L`importante è rispettare le regole».

Ma è il candidato designato proprio da Maroni al Pirellone, Attilio Fontana, tentare di mettere fine alle chiacchiere sull'ipotesi di un posto a Roma per l'attuale inquilino della Regione Lombardia. Intanto dice di non poter «che parlar bene» di Roberto Maroni e che sia il segretario della Lega Matteo Salvini sia Silvio Berlusconi non vorrebbero al governo dopo che ha deciso di non ricandidarsi alla guida della Regione. Su questo Fontana, come aveva già fatto ieri, è attento ad evitare polemiche. Alla domanda se è d'accordo con Maroni che Salvini abbia avuto un atteggiamento stalinista, si limita a rispondere «non so». Invece quando gli viene chiesto se vorrebbe Maroni al governo ricorda che l'ex ministro «è stato un bravissimo politico e un bravissimo amministratore. Con lui ho un'amicizia ultraquarantennale e non posso che parlarne bene».


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