Dopo aver diviso i sindacati, le pensioni diventano un tema dello scontro politico a sinistra. Da una parte il governo, che ieri ha depositato in commissione Bilancio le norme che esentano 15 categorie di lavoratori dall’aumento automatico dell’età pensionabile, una deroga che riguarderà nel 2019 oltre 14mila persone.
Dall’altra parte la galassia di sigle che dopo il «no» a Fassino si sta preparando alla sfida elettorale in solitaria, da Sinistra italiana a Mdp, e che hanno annunciato la loro presenza in piazza il prossimo il 2 dicembre a fianco della manifestazione di protesta targata Cgil. A questo proposito un piccolo 'giallo' riguarda la partecipazione di Campo progressista all’appuntamento: prima data per sicura nel pomeriggio da diversi lanci di agenzia, poi smentita da Bruno Tabacci, uno degli esponenti più vicini a Giuliano Pisapia che ha parlato di partecipazioni solo a titolo personale.
A differenza degli altri gruppi a sinistra del Pd, Campo progressista non esclude di entrare a far parte della coalizione elettorale con i dem e l’adesione ufficiale alla manifestazione anti-governo avrebbe un chiaro significato politico. Ma torniamo alle nuove norme sulle pensioni. L’emendamento presentato dal governo in Senato recepisce le proposte conclusive presentate al tavolo con i sindacati e condivise da Cisl e Uil. Le categorie dei lavori gravosi escluse dall’aumento a 67 anni dal 2019, sono 15 e riguardano 14.600 persone. I lavoratori interessati saliranno a 15.400 nel 2020 per arrivare a poco più di 20.000 nel 2023 e a 20.900 nel 2027. Per rientrare nei requisiti bisogna avere svolto le mansioni gravose per almeno sette anni dei dieci precedenti il pensionamento ed avere una anzianità contributiva di 30 anni o più.
Nel 2019 i maggiori oneri finanziari saranno limitati a 100 milioni mentre a regime il blocco dell’età per questi lavoratori costerà 166 milioni. Ai 300 milioni di cui ha parlato il governo si arriva con i costi dovuti al nuovo regime della previdenza complementare della Pubblica amministrazione. I cambiamenti rispetto alla legge Fornero riguardano anche il meccanismo futuro di adeguamento dell’età pensionabile, che terrà conto anche dei 'picchi negativi', cioè degli eventuali arretramenti della speranza di vita, e che non potrà superare i 3 mesi in una sola volta (mentre nel 2019 saranno 5 mesi). Per il calcolo dello scatto si guarderà alla media del biennio di riferimento rispetto a quella del biennio precedente.
Ma per il 2021, primo anno di attuazione delle novità, è già prevista una deroga tecnica, con il confronto tra il biennio 2017-2018 con il solo 2016 che avrà come effetto meccanico quello di 'ammorbidire' il risultato finale. Nel testo presentato ieri manca invece l’allargamento dei requisiti di accesso all’Ape social per le lavoratrici con figli, che era contenuto nel pacchetto presentato ai sindacati e dovrebbe essere recuperato nel passaggio della manovra alla Camera. Le misure proposte sono state giudicate insufficienti dalla Cgil che sabato prossimo manifesterà in cinque piazza italiane. Una buona occasione per le forze a sinistra del Pd per 'marcare il territorio' proprio alla vigilia del debutto della lista unitaria, previsto per domenica 3.