A risultato ormai chiaro, lo scenario del referendum per l'autonomia di Veneto e Lombardia sembra abbastanza scritto. Adesso i governatori Luca Zaia e Roberto Maroni hanno la forza politica e il consenso popolare necessari per aprire una trattativa con il governo centrale con l'obiettivo di chiedere maggiori competenze.
Una possibilità prevista dall'articolo 116 della Costituzione (Titolo V), mai applicato finora fino in fondo, con iter tutto da scrivere. Il nodo centrale è proprio il residuo fiscale - la differenza tra quanto questi due territori versano allo Stato e quanto ricevono in beni e servizi diretti e indiretti - che le due Regioni del nord vantano nei confronti del governo centrale: 70 miliardi l'anno. Ecco perché i due governatori tenderanno a chiedere, nel tavolo di confronto che si aprirà nelle prossime settimane con Roma, maggiore autonomia fiscale.
Il governo si è detto pronto al dialogo, ovviamente dentro la cornice nazionale e i paletti previsti per le Regioni a statuto ordinario come Veneto e Lombardia. Ma i due governatori hanno fretta di chiudere entro il voto nazionale e addirittura, ipotizza il presidente della Lombardia, entro Natale. Tuttavia i tempi sono pressoché scritti.
Per avviare una trattativa con Palazzo Chigi, occorre che i Consigli regionali adottino un atto da sottoporre al governo che ha 60 giorni per rispondere. Poi si può avviare un confronto per trovare l'intesa, che deve essere comunque inserita in una legge e poi votata dalle due Camere a maggioranza assoluta. Dunque c'è il rischio concreto che sia il nuovo Parlamento a doversi occupare della questione.
Primi contatti con il governo
Ma la strada che Veneto e Lombardia, come anche mesi fa l'Emilia Romagna, hanno intrapreso sembra molto stretta e tortuosa. A dimostrarlo il primo braccio di ferro tra un ministro, Maurizio Martina, e il governatore del Veneto. «Zaia e Maroni potranno avviare lo stesso percorso di confronto aperto dal presidente emiliano Bonaccini», spiega il responsabile delle Politiche agricole, ma «le materie fiscali - e anche altre, come la sicurezza - non sono e non possono essere materia di trattativa né con il Veneto, né con la Lombardia e neanche con l'Emilia Romagna. Non lo dico io: lo dice la Costituzione».
Pronta la risposta di Luca Zaia: «Penso che il nostro interlocutore sia il presidente del Consiglio». E il suo omologo della Lombardia, dopo aver parlato con il premier, assicura che Gentiloni «ha confermato il via libera al confronto su tutte le materie previste dalla Costituzione, con anche il coinvolgimento del ministero dell'Economia» su quella del coordinamento del sistema tributario.