La proposta di legge Zan è stata approvata dalla commissione Giustizia della Camera nella notte tra il 28 e il 29 luglio. Il giorno successivo il testo ha incassato un via libera condizionato dalla commissione Affari costituzionali, che ha sottolineato la necessità di tenere conto in Aula del parere del Comitato per la legislazione. Quest’ultimo ha infatti elencato due condizioni e quattro inviti affinché si scongiuri il rischio di introdurre un reato di opinione.
La proposta di legge contro l’omotransfobia e la violenza di genere approda in aula alla Camera. L’accelerazione è voluta dalla maggioranza per avere un iter più veloce alla ripresa di settembre. Non ci sarà infatti tempo per riprendere la discussione prima della chiusura per ferie. Ma è stata l’occasione per definire le posizioni dei partiti, con Forza Italia, impegnata in un’opera di mediazione, che si schiera decisamente contro la proposta; e il Pd, impegnato a tentare di prevenire i rischi di effetti «liberticidi» nel provvedimento, che - viceversa - ribadisce la sua determinazione ad arrivare all’approvazione.
Per il Pd è intervenuto il responsabile Giustizia Walter Verini che, pur dichiarando «comprensibili» e «condivisibili» le perplessità delle opposizioni, ha escluso che la norma che prende il nome dal relatore, il dem Alessandro Zan, intenda andare nella direzione paventata della creazione di un reato di opinione e tuttavia il sì del Pd all’emendamento dell’azzurro Enrico Costa vuole rappresentare un ulteriore ragione per fugare tali dubbi. Forza Italia, invece, dopo le incertezze iniziali e nonostante l’iniziativa dell’ex ministro della Giustizia, sceglie alla fine la strada dell’opposizione dura al provvedimento: «Questa legge - ha detto in Aula Andrea Orsini, del Comitato di presidenza di Fi - mette in discussione il diritto ad affermare stili di vita diversi, basati su una diversa visione culturale, religiosa o civile».
Di tutt’altro avviso il M5s, convinto sostenitore di una legge che includa anche l’omofobia e la violenza di genere fra le fattispecie da inserire nel contrasto alle discriminazioni previsto dalla legge Mancino e nei casi di istigazione alla violenza per appartenenza a determinati orientamenti o categorie di persone. Un «atto di civiltà contro le discriminazioni», per la deputata pentastellata Anna Bilotti. Mentre Laura Boldrini, per il Pd, ha sottolineato anche la tutela contro le discriminazioni per le donne: «Ognuno deve essere libero di amare chi desidera, senza cadere vittima di odio o discriminazioni», ha detto l’ex presidente della Camera. Un appello al centrodestra, o a singoli suoi esponenti, «a migliorare la legge, ma a votarla», è venuto invece, in aula, dal costituzionalista dem Stefano Ceccanti.
Durissima sul fronte opposto, la Lega, che ha evocato con Manfredi Potenti i «regimi dittatoriali». Mentre Maria Teresa Bellucci di Fdi segnala i rischi legati alla «vaghezza» del testo. «Il no alla violenza diventa un no alla libertà di pensiero», ha sostenuto Paola Binetti per l’Udc. Legge «ideologica» e «illiberale», per Annagrazia Calabria di Forza Italia.
Un dibattito che provoca posizioni opposte anche nella società civile. Il Popolo della Famiglia con Mario Adinolfi si appella ai cattolici per ché rispondano con un «secco no», a una «legge liberticida». Viceversa l’Arcigay esprime «apprensione» per gli emendamenti presentati. Ieri scadeva il termine per presentarli e Antonio Palmieri ne ha presentati, a nome di Forza Italia, alcuni di natura soppressiva: «Questa discussione - dice - è stata solo una furbizia per contingentare i tempi. Qui il tema non è l’omofobia, ma la limitazione della libertà di pensiero. Spero che i colleghi del Pd e di Italia viva se ne rendano finalmente conto».