Dopo la richiesta dei giudici di Catania di processare il ministro dell'Interno Matteo Salvini per il «sequestro» dei 177 migranti a bordo della nave Diciotti, adesso la parola passa al Senato che dovrà valutare (visto che Salvini prima di essere ministro è un senatore) la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del responsabile del Viminale.
Cosa succede adesso
Il calcio d'inizio sarà mercoledì 30 gennaio alle 11: in campo la Giunta delle elezioni e immunità del Senato, che avvierà la partita sul giudizio a Matteo Salvini. Saranno quindi i 23 senatori che ne fanno parte a valutare se il ministro dell'Interno e senatore abbia commesso il reato di sequestro di persona nei confronti dei 177 migranti salvati ad agosto dalla nave Diciotti della Guardia costiera, e rimasti a bordo per giorni prima di avere l'ok a sbarcare.
La Giunta, e successivamente l'Aula di Palazzo Madama, potranno dare o meno l'autorizzazione a procedere contro Salvini. E lo faranno entro 60 giorni da quando la relazione del tribunale dei ministri di Catania è arrivata al Senato, e cioè entro la fine di marzo. Ma il match potrebbe chiudersi prima, con l'intervento della Conferenza dei capigruppo.
Intanto, mercoledì la Giunta si limiterà ad ascoltare la relazione del presidente, Maurizio Gasparri di Forza Italia, fatta sulla base delle 50 pagine scritte dai giudici siciliani. Così di fatto si incardinerà il caso. La riunione dovrebbe chiudersi con l'invito al senatore della Lega a riferire di persona o per iscritto alla Giunta (qualora lo ritenga opportuno) sui fatti che gli vengono contestati. In genere, si dà all'interlocutore dai 3 ai 7 giorni per intervenire.
Successivamente si avvierà il dibattito tra i 23 senatori, fino al voto (palese e con la maggioranza dei presenti) entro 30 giorni da quando il Senato ha ricevuto i documenti (fine febbraio). Concluso il voto e con la relazione finale della Giunta, la palla passa all'Aula che dovrà votare entro altri 30 giorni (con voto palese e a maggioranza assoluta). La deadline a quel punto arriva a fine marzo. Tuttavia, dopo che la Giunta si sarà espressa votando, la conferenza dei capigruppo del Senato potrebbe intervenire e decidere di portare subito il caso all'esame dell'Assemblea.
Come è composta la giunta
La «Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari» di Palazzo Madama, che sarà chiamata a votare sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, è composta da 23 membri. Il presidente è Maurizio Gasparri (di Forza Italia, che ha altri 3 membri), i vice sono Grazia D'Angelo del M5s e Giuseppe Cucca del Pd. La Lega conta all'interno della Giunta
quattro rappresentanti. I 5 stelle, oltre a D'Angelo, hanno altri 5 senatori. Ne fa parte anche Gregorio De Falco, che però è stato espulso dal Movimento per la sua "dissidenza".
La posizione dei partiti
I partiti si sono già schierati su come votare.
Luigi di Maio ha confermato il sì del M5s alla richiesta, come è già accaduto in tutte le altre occasioni.
Anche dal Pd per voce di Maurizio Martina è arrivata una posizione chiara: il Pd voterà sì a procedere.
Più garantisti Forza italia e Fratelli d'Italia, che invece hanno confermato il proprio no. A patto, come spiega la leader Giorgia Meloni, Salvini non ci chieda di votare sì. Certo il ministro ha più volte spiegato, anche stamane, di «non volere aiutini», anche dopo che l'alleato di governo ha espresso la volontà di voto positivo. Comunque, assicura il leader della Lega, su questo caso «il governo non rischia».
Ma c'è chi all'interno del Carroccio non la pensa proprio così. «Processare chi, nell'esercizio delle sue funzioni di ministro dell'Interno, ha contemporaneamente agito nel pieno rispetto delle leggi e della Costituzione - dicono in una nota i capigruppo della Lega al Senato ed alla Camera, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari - e ottemperato al mandato ricevuto dagli elettori, quello cioè di garantire rispetto delle regole e delle normative, significa inequivocabilmente tentare di processare il governo».