La mappa dei soccorsi effettuati oggi, 10 marzo 2023 - Fotogramma
Eppure partono ancora. L’esodo non si ferma e l’unica “legge” che conta per chi fugge da guerre, violenze e carestie è quella della disperazione. Attraversano il Mediterraneo, arrivano vicino alle nostre coste, rischiano di morire affogati e bisogna salvarli. Nella giornata di oggi oltre 1.300 migranti in pericolo sono stati soccorsi nel mare tra la Calabria e la Sicilia orientale: un’operazione gigantesca. E a supportare la Guardia costiera in tre “complessi” interventi, resi ancora più difficili dalle condizioni meteorologiche per il forte vento di libeccio, è dovuta intervenire, su richiesta delle autorità, la Marina militare con il pattugliatore d’altura Sirio, già presente in quell’area per svolgere le proprie attività.
Al largo di Roccella Ionica sono state in tutto otto le unità, tra motovedette e navi, ad aiutare le persone sui barconi alla deriva che arrivavano dalle coste della Cirenaica e altre dalla Libia, nell’azione di soccorso è stato impiegato anche un aereo Atr 42. A dare l’allarme, all’alba, era stata l’agenzia per i confini europei Frontex che aveva avvistato un motopeschereccio che imbarcava acqua segnalando una «situazione di grave pericolo a bordo», come ha il riferito il capo missione di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini: «Non c’è un minuto da perdere, si apra un evento Sar». Alarm Phone, la linea telefonica che cerca di tenersi in contatto con i migranti in difficoltà nel Mare Nostrum, ha confermato quasi nello stesso momento l’allarme sul barcone e quindi ha allertato le autorità competenti. E qualche ora dopo sono state individuate nella stessa area le altre due imbarcazioni affollate di profughi che chiedevano aiuto.
In meno di 72 ore a Lampedusa sono arrivate 3.300 persone e l’hotspot, che ne può contenere un massimo di 400, è di nuovo al collasso: si sono resi necessari trasferimenti in altre strutture per i quali sono stati utilizzati, la notte scorsa, anche aerei dell’Aeronautica militare. Tra gli ultimi recuperi, tra giovedì e venerdì, un barchino affondato nelle acque intorno all’isola delle Pelagie con 42 profughi a bordo provenienti da Costa d’Avorio, Camerun e Nigeria, accolti nel già congestionato centro di contrada Imbriacola. I superstiti hanno riferito che non ci sono dispersi e che la partenza è avvenuta mercoledì da Sfax, in Tunisia. Nel pomeriggio, 205 persone sono state soccorse e salvate dalla Capitaneria mentre viaggiavano verso Lampedusa su 5 tra barchini e gommoni.
È previsto per domani intorno alle 11 nel porto di Reggio Calabria l’approdo di nave Diciotti della Guardia costiera con a bordo circa 600 migranti soccorsi negli ultimi giorni in vari punti del Mediterraneo (di cui 480 ieri). Dopo le prime cure e le identificazioni, la prefettura ha provveduto alla distribuzione dei migranti in diversi hotspot sul territorio nazionale, secondo il piano di riparto concordato con il ministero dell’Interno. Altri migranti soccorsi oggi arriveranno invece in giornata nei porti sicuri di Augusta, Pozzallo e Messina. Stasera alle 22, inoltre, ne sono sbarcati 500 con un barcone a Crotone e altri 200 sono arrivati all’alba a Roccella Ionica. Nel pomeriggio era entrata nel porto di Brindisi la nave di Emergency Life Support che tra il 6 e il 7 marzo aveva messo in salvo i 105 migranti che si trovavano su un gommone in avaria in acque internazionali a poche miglia dalla Libia. Tra loro, tutti originari di Paesi centrafricani, ci sono anche 16 donne (di cui una al settimo mese di gravidanza) e 30 minori, 24 dei quali non accompagnati. Secondo quanto riferito dal comandante della nave Ong, Domenico Pugliese, tutte le persone soccorse sono in buone condizioni, anche se molte di loro «portano sul proprio corpo segni del periodo trascorso in Libia». Sulla banchina, a seguire le operazioni di accoglienza e a dare il benvenuto ai naufraghi, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha commentato: «Stringersi la mano è un modo per dare il benvenuto anche a chi non parla la stessa lingua, la mia gratitudine e il mio benvenuto a queste persone – ha aggiunto Emiliano – che vengono da posti terribili, dove si muore di fame, di ingiustizia, di guerra, di violenza. Nessuno lascia il proprio Paese se non c’è una situazione di disperazione».
Dall’inizio dell’anno sono sbarcati in Italia oltre 18mila profughi (più di 2mila i minori non accompagnati), nello stesso periodo del 2022 erano stati 5.976 e nel 2021, 4.300. Il decreto sulle Ong non è servito dunque a limitare gli arrivi, semmai ha reso più difficili le operazioni di salvataggio, come è accaduto oggi. E le vittime sono aumentate. Responsabilità e umanità fanno la differenza. Altro che “pugno di ferro”.