Un frame dell'inchiesta di Fanpage - Fotogramma
Nella notte tra giovedì e venerdì, nel punto stampa prima di rientrare a Roma dal Consiglio Europeo di Bruxelles, Meloni ha rotto il silenzio sull'inchiesta di Fanpage che si è infiltrata in una sezione di Gioventù nazionale, la "primavera" di Fratelli d'Italia. La premier, che aveva di fronte proprio un giornalista di Fanpage, era partita in un modo che sembrava orientato a prendere sul serio quanto svelato dai giornalisti della testata web: "Come ho detto tante volte, e lo ribadisco, penso che chi ha sentimenti razzisti, antisemiti o nostalgici semplicemente abbia sbagliato la propria casa perché questi sentimenti sono incompatibili con Fratelli d'Italia. Ho già chiesto al partito di prendere provvedimenti".
Poi però i toni della premier sono diventati più bruschi e diretti, risentiti. "Prendo atto che è una nuova frontiera dello scontro politico: da oggi è possibile infiltrarsi nei partiti politici e sindacati, riprendere le riunioni, i minorenni, e pubblicare selezionando. E' uno strumento che si potrà utilizzare a 360 gradi... Infiltrarsi nelle riunioni dei partiti politici è un metodo da regime", ha attaccato chiamando in causa anche "le istituzioni, Mattarella...".
Secondo Meloni quello usato da Fanpage "non è un metodo giornalistico, perché sono stati utilizzati anche degli investigatori. Se infiltrasse l'organizzazione giovanile di un partito politico che dice che è possibile occupare abusivamente le case - e io non ho mai istigato a violare la legge -, quelli che candidano persone indagate per far parte della banda del martello, nel movimento giovanile potrebbe trovare qualcuno che dice cose sbagliate. Sul metodo credo che valga la pena fare una riflessione. Se si dice che va bene ne prendo atto, è un nuovo metodo che si può utilizzare. I partiti politici - continua - mi stanno dicendo che questa frontiera dello scontro politico si può usare. CI siamo chiesti perché non è mai successo in 75 anni di storia repubblicana? Perché Fanpage lo ha fatto solo con Fdi? Io non ho imbarazzi sui fatti, meritano di essere commentati, non ci sono ambiguità da parte mia su questo. Ma perché nessuno in 75 anni ha ritenuto di infiltrarsi in un partito politico e riprendere segretamente le riunioni? E' consentito? Lo chiedo a lei, ai partiti politici, al presidente della Repubblica", è il lungo sfogo della premier.
Quanto dunque all'ipotesi di sciogliere Gn, non è all'ordine del giorno perché "chi sa negli altri partiti cosa accadrebbe". Il botta e risposta con i cronisti è durato diverse battute, la premier ha chiesto anche "come mai in 75 anni non è mai successo? Come mai succede ora con Fdi?". Insomma un doppio registro che ha sorpreso i giornalisti. Ai giovani che non sapendo di avere tra di loro un giornalista infiltrato ha poi detto che "questi comportamenti fanno il gioco di chi ci vuole male".
Il terremoto dentro Gioventù nazionale
Un terremoto. Dopo la prima scossa, la seconda provoca crolli. È il seguito dell’inchiesta di Fanpage su Gioventù nazionale, organizzazione giovanile e scuola politica di Fratelli d’Italia. Ancora discorsi razzisti, fascisti e antisemiti, perfino contro la senatrice di Fdi Ester Mieli. Se dopo la prima puntata Fdi aveva minimizzato, per bocca del ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, ora arrivano le prime condanne per Gn. Dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, e da Giovanni Donzelli, responsabile nazionale del movimento. E le dimissioni di due dirigenti di Gn: Flaminia Pace, responsabile del circolo Pinciano, ed Elisa Segnini, capo segreteria della deputata Ylenia Lucaselli. Dalle opposizioni un coro di condanna. In tanti chiedono a Giorgia Meloni di non continuare a tacere, molti che venga sciolta Gn, ai sensi della “legge Mancino”.
Dopo la prima puntata con saluti romani, inni al duce e «sieg heil», la seconda parte dell’inchiesta di Fanpage ha puntato sugli esponenti di spicco del movimento in contatto con i maggiorenti del partito. Così si scopre che Elisa Segnini ammette: «Non ho mai smesso di essere razzista e fascista». E promette: «Vado da Orban e gli dico che Ilaria Salis deve marcire in galera con i ratti che le mangiano i piedi». Poi ci sono militanti che augurano a Elly Schlein di «finire impalata», chi parla degli «ebrei che sono una razza» e «campano di rendita in virtù dell’Olocausto». Ilaria Partipilo, presidente di Gn a Bari, collaboratrice di Donzelli e vicina al sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, secondo Fanpage nelle sue chat con i militanti posta foto di Mussolini e Hitler, dice che «i down sono menomati», parla di un «negro» e di un «ebreo infame».
Frasi che stridono con l’accoglienza calorosa di Gn alla senatrice Ester Miel: l’ex portavoce della comunità ebraica di Roma, attuale vicepresidente della commissione Segre per il contrasto al razzismo , è bersaglio di parole antisemite. Flaminia Pace ride raccontando che «la cosa più bella è stata ieri, a prendersi per il c... per le svastiche e poi io che avevo fatto il comunicato stampa di solidarietà a Ester Mieli». «Come senatrice di Fdi non mi riconosco in quei comportamenti e in quelle parole - dichiara la Mieli - e non ritrovo la realtà che conosco di Fdi e Gn. Le presenze di elementi nostalgici piegati ad un passato riprovevole e criminale non mi appartengono» e sono «per me motivo di condanna e disapprovazione».
«La mia più sincera e affettuosa solidarietà alla senatrice Mieli, vittima di frasi inaccettabili da parte di alcuni militanti di Gn - dichiara La Russa -. Frasi che vanno contro i valori del nostro partito, fermamente radicati nei principi di democrazia, libertà e rispetto della dignità umana. Totale e ferma condanna verso ogni forma di razzismo e antisemitismo». Anche Donzelli non può non prendere le distanze: «Nessuno spazio in Fdi per razzisti, estremisti e antisemiti. Non sono accettabili, nonostante le modalità anch’esse inaccettabili con cui sono state carpite e divulgate, le frasi di militanti che usano un linguaggio incompatibile con i valori del nostro movimento politico». Manifestando «solidarietà» a Ester Mieli, dice che Fdi «interverrà con grande fermezza verso i responsabili».
«Non è possibile che ci sia spazio, nel partito che esprime il capo del governo italiano, per chi si richiama al duce, all’antisemitismo e al razzismo», attacca il presidente dei senatori Pd, Francesco Boccia. La richiesta di una condanna dalla premier arriva da tutta l’opposizione: «Il silenzio di Giorgia Meloni sui giovani di Fdi che trasudano antisemitismo e fascismo dice chiaramente che sapeva», rimarca Francesco Silvestri, capogruppo M5s alla Camera. Fanno lo stesso tanti nel Pd. Angelo Bonelli di Avs taglia corto: «Va applicata la “legge Mancino” e Giovenù nazionale va sciolta immediatamente».