giovedì 16 giugno 2011
Il tema dell'incontro di Rimini del 2011 (21-27 agosto): l'esistenza come "immensa ricchezza". Nell'anniversario dei 150 anni inaugura Napolitano.
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Sulla strada della certezza: la gente del Meeting (che è tanta in tutto il mondo) si è messa su questo cammino da 32 anni. Altrettante sono, infatti, le edizioni del Meeting di Rimini presentato ieri all’ambasciata italiana presso la Santa Sede a Roma. «La grande certezza – spiega Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting – è la stima dell’uomo, primo grande dato della realtà». A illustrare il tema dell’edizione di quest’anno (dal 21 al 27 agosto) ci sono Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, il ministro degli Esteri Franco Frattini e, naturalmente, il padrone di casa, l’ambasciatore Francesco Maria Greco. «E l’esistenza diventa un’immensa certezza»: tutto a Rimini gira intorno a questo tema, e anche quest’anno l’affermazione che dà il titolo non è il frutto di una analisi culturale e politica, ma viene dall’esperienza di persone che non si sono accontentate di concepire la loro esistenza come destinata al nulla. Sono scienziati, scrittori, uomini di Stato, ospiti a Rimini quest’estate.Certezza, ma bisogna fare i conti con due fatti: «Per prima – dice Guarnieri – la paura dell’incertezza nella vita. Tutto oggi è incerto. Ma l’uomo non è fatto per queste incertezze. Ma per la certezza che deve cercare nella sua esistenza. Una cultura nichilista, poi, vuole convincerci che è inutile cercarla perché non c’è. L’uomo, al contrario, deve toccare la realtà di se stesso, di chi gli sta intorno, della storia. Diversamente sarebbe condannato all’alienazione».Ad aprire il Meeting sarà il presidente Giorgio Napolitano. I 150 anni del nostro Paese saranno coniugati con la sussidiarietà, cercata e sperata, che spesso ha fatto da trama a pezzi della nostra storia. Il tema sarà illustrato con una mostra che passa attraverso diverse fasi. «Questa mostra – spiega Vittadini – vuole offrire una riflessione sull’originalità dell’identità italiana. Un giudizio e un suggerimento per un nuovo inizio. Non è possibile alcuna svolta senza un popolo che prenda coscienza di sé e del suo valore». La mostra dirà a tutti: coraggio.La politica internazionale a Rimini la porterà lo stesso Frattini. Ieri, con il cardinale Tauran, si è soffermato sui venti di primavera in tutto il Maghreb. Il porporato che sovrintende sul dialogo interreligioso si augura che da questi moti «nasca una intesa stretta tra le tre grande religioni monoteiste del Mediterraneo perché – spiega – nasca una educazione al dialogo interreligioso». Per Frattini, anche in questo l’Italia ha da svolgere un grande ruolo nel Mediterraneo. Ammette molti errori della diplomazia internazionale: «Abbiamo pensato – dice – che fosse nostro interesse strategico privilegiare la stabilità dei governi rispetto ai pilastri della nostra storia democratica: uguaglianza e diritti. E privilegiare la stabilità e la convenienza delle nostre relazione». Mea culpa: «Tutto questo è venuto a cadere perché la stabilità di quei governi era fragile, fondata sulla sabbia. Questo è successo in Tunisia, Egitto e sta succedendo in Siria. Non è accaduto ancora in Libia per la natura sanguinaria del regime di Gheddafi». Una nuova strategia della diplomazia dunque, e Frattini spiega: «Ora lavoreremo con  questi Paesi in fase di transizione verso la democrazia, ma staremo attenti a evitare che il vento positivo della democrazia possa essere da estremismi pronti a dar vita a un nuovo totalitarismo». È possibile per Frattini riflettere sul principio di ingerenza umanitaria: «È un principio che deve essere ripensato stabilendo maggiore enfasi sulla prevenzione delle crisi, invece che su una azione che finisce per essere un’azione militare».
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