Da destra Boscia, Schillaci, Menichelli e Versaldi - E.N.
«Oggi non c’è nulla di più attuale e di sfidante come la tutela dei principi di universalità e di uguaglianza» ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo ieri pomeriggio all’inaugurazione del XXVIII congresso nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci) ad Αscoli Piceno dall’impegnativo titolo: “Maestri di umanità: i medici di fronte alle sfide contemporanee”. Un rapido catalogo delle sfide ha stilato Stefano Ojetti, segretario nazionale di Amci: «Inizio e fine vita, suicidio assistito ed eutanasia, diseguaglianza delle cure che costringe a viaggi della speranza, le malattie rare, il rapporto medico-paziente da ricostruire, le droghe leggere (che non sono un bicchiere di vino), l’ideologia del gender che fa decidere a bambini di 10 anni la loro futura sessualità, il bullismo e cyberbullismo (a loro volta causa di anoressia e bulimia, fino al suicidio), l’intelligenza artificiale».
L’arcivescovo di Ascoli Piceno, Gianpiero Palmieri, vicepresidente della Cei per il Centro, ha sottolineato che «la fragilità delle persone ammalate chiede di essere accompagnata e noi ci troviamo di fronte a sfide attuali, sia per la professione medica, sia per il Servizio sanitario nazionale, sia per altre situazioni critiche». Mentre l’assistente ecclesiastico nazionale dell’Amci, il cardinale Edoardo Menichelli, ha ricordato che per «umanizzare la medicina, come spesso si sente dire, occorre recuperare tutti, anche dal punto di vista educativo il valore della vita: non finiremo mai di dire che è intoccabile. E recuperare la relazione con la persona».
Il presidente nazionale dell’Amci, Filippo Maria Boscia, ha evidenziato che in una società in continua trasformazione «siamo chiamati a essere medici a tutto campo e ridiscutere la nostra professione diventando capaci di affrontare tutte le emergenze sociali ed educative per dar vita a una sanità a tutto campo». Rivolgendosi poi al ministro, il presidente Boscia ha ripetuto la preoccupazione dell’Amci per l’età «grande», che corre il rischio di essere emarginata e contrapposta all’età giovanile, mentre dovrebbe essere considerata un patrimonio, per il quale occorre che lo Stato incrementi le risorse, in particolare per le cure palliative.
Il ministro Schillaci, insignito anni fa del titolo di “socio morale ” dell’Amci, «di cui ho sempre condiviso temi e valori, che sono impegnato a difendere nella mia funzione di ministro della Salute», non ha mancato di evidenziare alcune criticità che affliggono il nostro Servizio sanitario nazionale, lamentando che «per tanto tempo si è dato per scontato che il nostro welfare sanitario, nonostante definanziamenti durati almeno un decennio, la parentesi della pandemia e il contesto della crisi economico-finanziaria internazionale, avrebbe mantenuto la capacità di erogare a tutti i cittadini che in maniera efficiente e tempestiva». Il mancato intervento «ha finito per impattare sul diritto alla salute dei cittadini, in particolare quelli delle fasce meno abbienti» che di fronte ai tempi di accesso alle prestazione sono portati a rinunciare. Di qui, ha osservato Schillaci, l’intervento priorità sulla governance delle liste d’attesa con una piattaforma per il monitoraggio di ogni prestazione in tutte le Regioni: «L’ambizione è ridisegnare un sistema sanitario a velocità unica, una sfida che si può vincere con il contributo di tutti i livelli istituzionali, dal ministero della salute fino alle amministrazioni regionali e ai singoli manager delle Asl».
Contro l’ondata di aggressioni al personale sanitario, il ministro ha ricordato le recenti misure dell’arresto in flagranza, e ha detto di voler inaugurare «una politica di valorizzazione del personale sanitario» con incentivi a partire da chi lavora nei Pronto soccorso. «Nella prossima finanziaria – ha aggiunto – stiamo lavorando per colmare la carenza di personale e migliorare le retribuzioni e il tipo di lavoro». Sul lungo termine, ha detto, occorre anche «riscoprire un rapporto di cura basato sulla reciprocità, sulla fiducia nell’operato del personale sanitario», abbandonando «l’idea fuorviante della infallibilità della scienza». E ha concluso, citando papa Francesco, sulla «necessità di mantenere un’etica applicata agli algoritmi ed evitare che prendano il sopravvento sulla persona».
Infine nella sua prolusione, il cardinale Giuseppe Versaldi, già prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, ha parlato della dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della fede Dignitas infinita, esplorandone i contenuti dottrinali e affrontando il dialogo con la scienza. La Dichiarazione, ha riportato Versaldi, elenca una serie di violazioni alla dignità umana che sono generalmente condivise: povertà, guerre, tratta delle persone, migrazioni forzate, abusi sessuali, violenze contro le donne. Poi ne aggiunge altre che, invece, sono respinte dalla cultura dominante: aborto, maternità surrogata, eutanasia, suicidio assistito, scarto dei disabili, teoria del gender, cambio di sesso, violenza digitale.
Per favorire «il dialogo con la società moderna», Versaldi propone di ricorrere agli insegnamenti del teologo gesuita Bernard Lonergan nel secolo scorso, che superi il contrasto tra «scienze metafisiche e sacre, che usano un metodo logico-deduttivo, e quelle moderne, che usano un metodo empirico induttivo» e l’ha chiamato «metodo trascendentale perché va aldilà di ogni singola scienza». Se in passato la Chiesa ha commesso errori nel dialogo con la scienza (vedi il caso Galilei), anche «le scienze hanno esagerato, creando il mito della neutralità antropologica delle scienze moderne, che non hanno bisogno di aprirsi al mondo dei significati».
Sulla base della necessità di comprensione reciproca e di spiegazione delle proprie posizioni Versaldi, “correggendo” proprio la Dichiarazione Dignitas infinita, ha invitato a distinguere tra ideologia del gender e teorie del gender. Si condanna la prima «che arriva a negare la differenza tra uomo e donna», ma non le seconde «che sono diverse e mettono in evidenza diversi livelli e la complessità della formazione dell’identità di genere e della sessualità umana». Lonergan e il suo metodo, ha concluso Versaldi rivolto ai medici cattolici «è un aiuto e uno stimolo per impostare il dialogo tra fede e ragione con risvolti positivi per vostra professione e testimonianza». In conclusione, il presidente Boscia ha chiesto ai medici di riscoprire «il valore della samaritanità, cioè andare incontro alla fragilità delle persone».