Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Fabbrica dei Diritti di SantAnna di Stazzema per la cerimonia per il cinquantesimo anniversario del conferimento della medaglia doro al valor militare al Comune di Stazzema, 29 febbraio 2020 - Ansa
Ricordare per evitare che riaccada. «Non possono essere ignorati i rigurgiti di intolleranza, di odio razziale, di fanatismo che si manifestano nelle nostre società e nel mondo, a volte attraverso strumenti moderni e modalità inedite», ammonisce Sergio Mattarella. Il capo dello Stato (che vi si era recato in visita a febbraio per i 50 anni dal conferimento al Comune della medaglia d’oro al valor militare) ricorda il massacro di Sant’Anna di Stazzema – «l’oltraggio più disumano», lo definisce – compiuto dai nazisti il 12 agosto 1944 che causò in questa località della Versilia 560 vittime civili, tra cui anziani, donne e 130 bambini. Un orrore immane che resta impresso nella memoria a 76 anni da quella che fu «una delle stragi più efferate compiute nel nostro Paese durante l’occupazione nazista».
Mattarella ne parla come di un evento «spaventoso, per la crudeltà con cui gli uomini delle Ss si accanirono sui corpi privi di vita, per lo scempio del rogo nella piazza di Sant’Anna». E rimarca come proprio «sulla base di quei valori di umanità che i nazisti e i fascisti loro collaboratori volevano annientare è stata conquistata la Liberazione e costruita la democrazia. Per questo, Sant’Anna di Stazzema è divenuta «al tempo stesso un sacrario e un simbolo della nostra vita civile, dei diritti inviolabili della persona, del senso di giustizia a cui nessuna società deve rinunciare e che la Costituzione repubblicana ci indica come impegno collettivo costante».
Nel giorno «del raccoglimento e della memoria» Mattarella ricorda quell’«eccidio di centinaia e centinaia di civili inermi, soprattutto donne, bambini, anziani, rifugiati» per segnalare il rischio ancora attuale della dimenticanza, accresciuto dal Far West che spesso caratterizza il dibattito sui social, nel quadro di una legislazione che non si mostra in grado di fronteggiarne gli aspetti più debordanti. Il sindaco di Stazzema Maurizio Verona promuove una proposta di legge di iniziativa popolare «contro la propaganda fascista», lanciata proprio ieri in occasione dell’anniversario dell’orrenda strage, per far fronte – spiega il primo cittadino – a un clima in cui «passa il messaggio che il fascismo ha fatto anche cose buone».
Perciò non può essere abbassata la guardia. «La volontà di potenza può spingersi fino a produrre un’ideologia di annientamento di chi è diverso, estraneo, visto come potenzialmente nemico. Non va dimenticato – insiste Mattarella – che quanti sottovalutano la violenza, alla fine se ne rendono complici». E «la memoria degli eventi più tragici e dolorosi della nostra storia costituisce un richiamo incessante per le coscienze».
Un pensiero, poi, il presidente della Repubblica lo rivolge, con «particolare gratitudine», a chi di quell’evento conserva, a prezzo di «indicibili sofferenze» patite, un drammatico ricordo. Facendosi oggi «portavoce di solidarietà, di libertà, di pace, di uguaglianza fra gli uomini. Un forte, indissolubile sentimento di solidarietà – conclude Mattarella – ci unisce ai sopravvissuti, ai familiari di chi è stato ucciso senza pietà, ai cittadini di Stazzema che hanno ricostruito la comunità, sopportando il dolore e conservando il ricordo».
Anche la seconda e la terza carica dello Stato si uniscono nel ricordo del tragico eccidio. Tramandare la memoria alle nuove generazioni, dice la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, «è un dovere cui nessuno deve sottrarsi, nel rispetto di chi ha sofferto e in difesa dei valori di libertà, pace e democrazia che abbiamo conquistato ripudiando la guerra e la violenza». Mentre il presidente della Camera Roberto Fico fa appello a tutte le istituzioni affinché non cali «l’oblio su un dramma come quello» di Stazzema, «perché un Paese che non si impegnasse fino in fondo nel rimuovere ogni zona grigia del proprio vissuto finirebbe per negare una parte cruciale della propria identità storica e morale e per vanificare il senso pieno della democrazia».