Andrea Marcucci, senatore renziano del Pd e presidente della commissione Cultura: dal punto di vista politico e sociale, lo ius culturae non meritava la precedenza assoluta?
In Parlamento contano i numeri e i numeri sullo ius culturae purtroppo ancora non ci sono. Io sono tra coloro che sperano ancora in un soprassalto di dignità dei gruppi parlamentari. Si tratta di un provvedimento importante, che riguarda bambini e bambine che già vivono in Italia, che magari ci sono nati, che sono i compagni di scuola dei nostri figli. Non bisogna cedere ad un populismo becero, che su questo tema ha inventato vere e proprie fake news, creando un clima insopportabile fatto di odio e di menzogne.
È ancora possibile uno scatto di reni a fine legislatura?
Mi ripeto, io spero di si. Certo l’opposizione intransigente al provvedimento di M5S non ha aiutato e non aiuta. Ma fino all’ultimo giorno utile, il Pd sarà disponibile ad andare in Aula per approvarlo. Il disegno di legge è stata presentato dal Pd e approvato alla Camera grazie al nostro voto determinante. Per me si può convocare l’Aula anche il 31 dicembre o a Capodanno se in quel giorno si è certi di avere i numeri.
Cosa serve per costruire una maggioranza nelle prossime tre settimane?
Buon senso, soprattutto, e capacità di distinguere. Gli sbarchi non c’entrano nulla con questo provvedimento che finalmente riconosce una cittadinanza, una identità attraverso la scuola, a migliaia di bambini che sono già di fatto italiani. Mi appello ai nostri alleati di centro: dimostrate che esiste un moderatismo che non si fa schiacciare dalle paure della destra.
Non conviene portare il testo in Aula anche senza numeri e senza fiducia, come si è scelto di fare per il fine vita?
Come sa, per le Dat i numeri sulla carta ci sono. Andare in aula con lo ius culturae senza il conforto di una maggioranza, vorrebbe dire andare incontro ad una bocciatura della legge e quindi cancellare il tema per i prossimi dieci anni. Questo il Pd non lo vuole. Sarebbe nel nostro interesse dire «ci abbiamo provato», ma vogliamo essere seri e rispettare migliaia di minori che aspettano questo atto di giustizia. Se non affronteremo lo ius culturae in questa legislatura, sarà una delle prime proposte della prossima legislatura.
Poco più di un riconoscimento simbolico a chi si prende cura dei malati gravi, accelerazione sulle Dat: perché, senatore, questa sproporzione?
Evitare l’accanimento terapeutico è un grande traguardo che questa legge si propone di raggiungere. Michele Gesualdi, allievo di don Milani e già presidente della Provincia di Firenze, è tornato ieri a rivolgerci parole che a me sono arrivate molto forti circa la necessità di aiutare tante famiglie sole davanti alla malattia. Io non penso che sia un provvedimento ideologico o che strizza l’occhio a minoranze che aprono all’eutanasia. Nel dibattito parlamentare queste istanze estreme non hanno trovato spazio.