Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)
Anche in Italia la vittoria di Emmanuel Macron viene salutata come segno di speranza per l'Europa e come monito - anche nel nostro Paese - alle spinte populiste, uscite sconfitte. Sul versante che appoggiava Marine Le Pen si sottolinea come a spingere Macron sia stata la paura, mentre Beppe Grillo legge il 34% dei voti al Front national come scelta di chi vuole disfarsi dell'Europa più che come voto di destra.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio al neoeletto presidente d'Oltralpe, esprimendo l'attesa di incontrarlo al prossimo vertice G7 di Taormina. La sua elezione, scrive Mattarella, «costituisce una prova di fiducia nel futuro e un segnale di adesione all'ideale dell'integrazione continentale». Un segnale, prosegue, «particolarmente importante perché giunge a poche settimane dal vertice dei capi di Stato e di Governo che a Roma hanno celebrato il 60mo anniversario dei Trattati istitutivi dell'Unione europea». Già pochi minuti dopo la proclamazione degli exit poll che davano la misura del vantaggio incolmabile su Marine Le Pen sono arrivati i tweet di Paolo Gentiloni e di Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio ha usato i limitati caratteri a disposizione per un «evviva» e per una parafrasi del "Manifesto" di Marx ed Engels: «Una speranza si aggira per l'Europa». Il segretario del Pd fresco di insediamento ha usato parole simili, parlando di «straordinaria pagina di speranza per la Francia e per l'Europa». Tra i centristi, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha sottolinato come con la vittoria di Macron «brinda la Francia e chi crede nell'Europa, nel libero mercato e nella solidarietà». Per la presidente della Camera Laura Boldrini la vittoria di Macron «dimostra che l'ondata populista può essere fermata. Ora nuovo slancio all'Ue». Da Bruxelles è arrivato anche il commento del numero uno dell'Europarlamento, Antonio Tajani, che dice di contare su una Francia «al cuore dell'Europa per cambiare insieme l'Ue e avvicinarla ai cittadini».
Non si sono fatte attendere anche le reazioni del fronte italiano uscito sconfitto dalle elezioni di Parigi e di tutto lo spettro politico. «Chi lotta non perde mai», si consola il leghista Matteo Salvini. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, parla del sostegno a Macron come «vero voto della paura». Paura che Le Pen «rivoluzionasse lo status quo». Forza Italia prende il risultato francese come prova che «si vince al centro, con l'estremismo non si arriva al governo». Questa la lettura di Renato Brunetta (Fi). Per Matteo Orfini (Pd), al contrario, non è necessario spostarsi al cento, la sinistra convince se non si chiude in una «deriva minoritaria e settaria». Ma bisogna «mantenere un profilo riformista che è quello per cui in Italia è nato il Pd», dice il presidente del Pd.
Intervengono anche tre ex presidenti del Consiglio. Enrico Letta, che attualmente insegna Scienze politiche proprio a Parigi, paragona la vittoria di Macron addirittura alla caduta del Muro di Berlino. Un punto di svolta in senso europeista importante, dopo Trump e la Brexit. L'europeismo, insomma è «la carta vincente contro i populisimi». Mario Monti si congratula con Macron, ricordando la collaborazione nella Commissione Attali del 2007 e leggendo sua vittoria come una lezione ai politici di tutto il continente: «Si possono vincere le elezioni dicendo la verità ai citadini e chiedendo loro di impegnarsi per cambiare il Paese, non facendo promesse impossibili da mantenere». Per Romano Prodi, infine, con il successo nelle presidenziali transalpine di Macron «si ricompone l'asse franco-tedesco».