La fase 2 parte dalla modifica delle regole interne. La svolta annunciata da Beppe Grillo dal palco di Palermo comincia a prendere corpo già il giorno successivo alla chiusura del raduno nazionale dei Cinque Stelle. A partire da oggi – informa un post pubblicato sul blog – i circa 130mila iscritti online avranno un mese di tempo per decidere se (e come) modificare il cosiddetto 'non statuto' e il regolamento interno, ovvero i due pilastri normativi sui quali è stato costruito il Movimento. I quesiti sottoposti alla base pentastellata sono tre. Con il primo si sceglie se autorizzare o meno il cambio di alcune regole. Ma visto che si dà per scontata l’autorizzazione a procedere («del resto già dalla formulazione del testo si invita il nostro popolo a fornire il via libera alla variazione», ammettono dallo staff) vengono aggiunte due proposte di correzione. Al vaglio degli attivisti c’è soprattutto il tema delle espulsioni. Se prevarrà il pacchetto numero uno i cartellini rossi verranno mantenuti, «ma con la possibilità di applicare, in casi meno gravi, altre sanzioni (richiamo e sospensione sino a dodici mesi)». Nella seconda versione si cancella del tutto l’opportunità di espellere, ma si prevedono sanzioni disciplinari come «il richiamo, la sospensione sino a 24 mesi e, nei casi di perdita dei requisiti di iscrizione, la sospensione a tempo indeterminato». Nell’ambiente pentastellato la novità è stata già denominata 'mossa anti-Pizzarotti'. A prescindere dall’esito della consultazione in Rete, infatti, il sindaco di Parma (sospeso già da quasi 4 mesi) rischia di non poter partecipare alle prossime elezioni amministrative che si terranno a maggio. Se gli iscritti decideranno infatti di cambiare il regolamento, sia adottando la fattispecie con espulsione sia quella senza, il primo cittadino emiliano potrebbe rimanere 'sospeso' dal M5s oltre la data delle elezioni. In entrambi i casi, infatti, la sospensione va da 12 a 24 mesi. Non a caso Pizzarotti alza subito la voce e parla di lodo-ad personam: «In due giorni, dall’uno vale uno siamo passati al capo politico, al passaggio dinastico e a regole ad personam per far fuori i non allineati. Se questo sta bene a tutti, mi chiedo se sono ancora nel posto giusto». Il sindaco è sul punto di uscire sbattendo la porta, decisione che potrebbe prendere già nelle prossime ore. Il Movimento, nel frattempo, si appresta a cambiare pelle. Con Grillo che avrà maggiore potere e si svincola dalle grane più scomode. Finora, infatti, il delicato capitolo 'espulsioni' toccava a lui. Perché con il rischio, palpabile, che le beghe giudiziarie, tra un ricorso in tribunale e l’altro, finissero con l’avere ripercussioni anche sulle sue tasche, il fondatore si appresta a lasciare la patata bollente in altre mani. Con il nuovo piano normativo ad occuparsi delle sanzioni potrebbe essere un collegio dei probiviri (composto da tre eletti), mentre eventuali ricorsi potranno essere promossi (da colui che è finito nel mirino) al comitato d’appello. Al contrario, il garante mantiene il pieno possesso del Movimento. Nei mesi scorsi si ragionava sulla proprietà, con l’idea di cedere il simbolo del M5S ai parlamentari. Il tema era stato al centro di un vertice a Genova tra il direttorio, Grillo e suo nipote, un avvocato. Ma nel nuovo statuto su cui sono chiamati a votare gli iscritti non c’è traccia di trasferimenti del genere. Il contrassegno resta al comico e alla sua famiglia. Finora, dunque, l’unica concessione del capo genovese resta la cancellazione del nome dal logo: un atto più simbolico che altro. A rimanere invariata è la centralità della Casaleggio Associati, anche dopo la morte del guru. Le chiavi del blog restano nelle mani della società milanese. Ma c’è un ma: è Grillo a fare il buono e il cattivo tempo, almeno leggendo le nuove bozze di regolamento postate online. La procedura di identificazione e accettazione degli iscritti al M5S, ovvero l’iscrizione al Movimento che avviene solo via blog, «viene effettuata dal gestore del sito incaricato dal capo politico del Movimento 5 Stelle», in questo caso, come dal primo giorno, dalla Casaleggio associati. Eppure è Grillo che dà l’incarico. E che, di conseguenza, può toglierlo. L’unico garante, insomma, avrà l’ultima parola. È la conferma che, per citare le sue stesse parole, «è tornato a fare il capo a tempo pieno».