Le forze libiche sostenute dagli Stati Uniti
"hanno liberato il 70%" di Sirte dalle mani del Daesh. Lo afferma il sindaco della città,
Mokhtar Khalifa, all'Associated Press.
Il primo cittadino sostiene che i quartieri meridionali e occidentali della città libica, considerata
la roccaforte dello Stato Islamico in Nord Africa, sono sotto il controllo dei combattenti fedeli al governo sostenuto dalle Nazioni Unite.
Le forze che appoggiano il governo di unità nazionale libico hanno strappato
i due quartieri strategici di Sirte, Salas e Uagadukoal, dal controllo dello Stato islamico in scontri che hanno causato la morte di 17 persone.
Secondo il
generale Mohammed al Ghasry, portavoce del comando delle
operazioni militari, che fa capo al governo d'Accordo Nazionale,
riconosciuto dall'Onu, Sirte sarà dichiarata entro domani
ufficialmente "città liberata". Le affermazioni del generale sono state riportate dal sito di notizie libico "al Wasat".
L'annuncio della ripresa della roccaforte del Califfato "sarà
fatto dopo la bonifica da ordigni e mine seminate dai terroristi
nelle strade, i quartieri, le abitazioni, i campi agricoli e le
sedi governative", ha aggiunto il generale.
Le forze filogovernative hanno conquistato, ieri, il Centro Congressi Ouagadougou, il
quartier generale delle milizie jihadiste, che è stato l'obbiettivo
principale delle forze filogovernative dall'inizio
dell'offensiva.
Presto
l'Italia potrebbe anche riaprire la sua ambasciata a Tripoli, chiusa nel febbraio 2015 secondo il ministro degli Esteri,
Paolo Gentiloni, che, in un' intervista al Corriere della Sera, ha detto che l'Italia ha scelto come nuovo ambasciatore
Giuseppe Perrone. Il ministro ha confermato la presenza di italiani come addestratori in Libia specificando, però, che "se il nostro paese avesse missioni militari, queste dovrebbero essere, e saranno, autorizzate dal Parlamento".
Egitto ed Emirati Arabi Uniti avrebbero dato un mese di tempo al generale libico
Khalifah Haftar per sconfiggere i gruppi islamisti nella città di
Bengasi, pena il taglio dei finanziamenti. Lo rivela l'edizione araba dell'
Huffington Post che cita fonti "fidate" secondo le quali, nel corso di "riunioni segrete tenute il 26 e il 27 luglio al Cairo tra responsabili egiziani e libici alla presenza di delegati degli Emirati arabi" è stato "dato un ultimatum di un mese alle forze di Haftar per porre fine alla guerra a Bengasi e sconfiggere definitivamente il Consiglio dello Shura, i ribelli di Bengasi e le Brigate a Difesa di Bengasi", tutti gruppi islamisti che si oppongono al governo laico di Tobruk a cui Haftar fa riferimento. L'
ultimatum sarebbe stato deciso anche perchè il sostegno ad Haftar è, di fatto, una violazione delle risoluzioni Onu sulla Libia e costituisce "un peso" crescente per i Paesi che sostengono Haftar tra i quali viene citata anche la Francia.