La "motovedetta civile" messa in mare da attivisti europei tra cui l'artista Bansky
Si chiama Louise MIchel. È una motovedetta, ma non ha insegne militari. E perché non ci siano dubbi, è quasi per intero coperta di rosa shocking. L’ha voluta così, a quanto confermano fonti francesi, anche Banksy, il più misterioso degli artisti, che insieme ad un gruppo di attivisti europei avrebbe partecipato all’operazione, rimettendo a nuovo una nave della Guardia costiera francese, riconfigurata per operazioni civili. Le prime immagini, la mostrano con in evidenza la scritta "Rescue" sulla fiancata, e la serigrafia delle ciambelle di salvataggio a forma di cuore.
Adesso la motovedetta solca il Mediterraneo Centrale per soccorrere migranti in fuga dalla Libia. Banksy l’ha voluta tutta rosa e bianca. Un’opera d’arte galleggiante che con i suoi quasi 30 nodi di velocità massima arriverà con il motore avanti tutta sui barconi in difficoltà, dando filo da torcere alla cosiddetta guardia costiera libica.
Nel tardo pomeriggio la "Louse MIchel" ha avvistato un barchino in vetroresina con sette persone a bordo. Dalle autorità libiche nessuna risposta, così gli stranieri sono sati assistiti fino a quando non sono stati presi in carico da Sea Watch.
In zona, infatti, incrociano al momento solo la Sea Watch 4 e proprio la Louise Michel. Nei prossimi giorni si apprestano ad arrivare nell’area anche Mare Jonio, della missione italiana Mediterranea, e il veliero Astral di Open Arms.
Nelle settimane scorse una delle volontarie aveva spiegato alla stampa d’Oltralpe che si tratta di “una piccola squadra internazionale di circa dieci marinai, professionisti del settore marittimo e del soccorso”. La motovedetta “è stata recentemente acquistata a Saint-Malo da un mecenate che per ora vuole rimanere anonimo ma che vuole creare un team di soccorritori professionali”. Tuttavia “non siamo associati a nessuna Ong o organizzazione. Siamo solo una buona squadra pronta ad uscire e ad aiutare in mare".
Il nuovo vascello umanitario è stato dedicato a Louise Michel, anarchica, poetessa e insegnante francese morta nel 1905. Il suo spirito rivoluzionario viene ricordato ancora soprattutto negli ambienti dell’anarchismo parigino. Per circa sette anni Michel fu deportata a bordo di una nave in Nuova Caledonia, nel corso di uno dei suoi molti arresti a causa della partecipazione, fra l’altro, nella Comune del 1871.
Più volte in questi anni Banksy ha realizzato graffiti ed opere per denunciare i voltafaccia dell’Europa davanti alle violazioni dei diritti umani. Nel 2015 quattro graffiti erano apparsi a Calais, da dove migranti e profughi tentano di attraversare la Manica per raggiungere il Regno Unito. In mezzo alle tende dei rifugiati, nella “Jungle”, Banksy aveva firmato il graffito raffigurante Steve Jobs con un computer Mac e un sacco sulla spalla. Un modo per ricordare che il fondatore della Apple era nato da un padre di origine siriana prima di essere adottato.
Il 24 maggio 2019 sempre Banksy aveva rivendicato “il bambino migrante” di Venezia. Vicino Campo Santa Margherita l’artista aveva rappresentato un bimbo con indosso il giubbotto salvagente e in mano un fumogeno fluorescente rosa. Un colore, non a caso, utilizzato anche per la Louise Michel.