mercoledì 26 gennaio 2022
Le nuove immagini dalla detenzione di massa ad Ain Zara, quartiere sud di Tripoli. I migranti rastrellati, con un asse di legno e pennarelli hanno realizzato una croce e delle immagini sacre
Libia, così i profughi cristiani pregano nei campi di prigionia
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Nel campo di prigionia di Ain Zara, quartiere sud di Tripoli, i profughi cristiani non si sono arresi agli aguzzini. E con il niente che hanno sono riusciti a costruire una croce per fare memoria del dolore e non perdere le proprie radici. Sono eritrei ed etiopi, e stavolta le immagini dall’interno dell’hangar, nel quale sono state ammassate oltre 600 persone rastrellate dal nuovo capo del Dipartimento contro l’immigrazione illegale (Dcim) senza il minimo spazio vitale, raccontano più da vicino la fede che neanche i carcerieri possono cancellare.


Sono bastati alcuni pezzi di legno da inchiodare ai lati di un canale, per realizzare il simbolo dei cristiani. E con pochi pennarelli i profughi hanno realizzato dei murales religiosi, con Gesù e Maria. L’ispirazione è quella tipica delle chiese ortodosse dell’Africa Orientale. Altri avevano con se delle immagini a colori che con semplici pezzi di cartone e legno sono state incorniciate ai lati della croce.


Già nei giorni scorsi era trapelata un’altra foto, sempre da Ain Zara,con una croce davanti alla quale pregavano alcuni migranti. Una Via Crucis vivente che si svolge ogni giorno da anni con il sostegno delle istituzioni nazionali e comunitarie del più cristiano tra i continenti.



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