lunedì 7 novembre 2022
Pur col Mose disattivato, non una goccia d'acqua è penetrata nella chiesa, dove i danni per le maree precedenti ammontano a decine di milioni. Ora la priorità è salvaguardare anche case e negozi
Le paratie di cristallo salvano San Marco
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La Basilica è salva. Ma sono in sicurezza anche piazza San Marco e dintorni? «Assolutamente no. L’impegno continua, per evitare che l’acqua entri nelle case, nelle attività commerciali, oltre che nelle chiese». Carlo Alberto Tesserin è il primo procuratore di San Marco. Da 4 anni i suoi collaboratori, in stretta connessione col Patriarcato, puntavano alla realizzazione della paratia di cristallo che, domenica all’alba, si è alzata e non ha fatto entrare una goccia nella chiesa monumentale, anche se il sistema Mose non era stato attivato. «Abbiamo tirato, finalmente, un grosso sospiro di sollievo perché in Basilica contiamo ormai decine di milioni di danni e ce ne vogliono 50 per ripararli».

Una giornata storica, quella di domenica, lo riconosce anche il sindaco, Luigi Brugnaro. «È un bel risultato, la Basilica è simbolo della nostra storia. Dobbiamo fare di tutto perché venga difesa, è un orgoglio, è una questione di etica e morale - ha commentato -. Ci sono state tante polemiche ma abbiamo lavorato in silenzio. Questa è la dimostrazione che il lavoro vince sempre. Con la tecnologia e la scienza si ottengono risultati - ha concluso il primo cittadino lagunare - e se c'è qualcosa di sbagliato, si sistema». Ma non si creda che la partita sia chiusa. È prioritario, dicono in patriarcato, che anche le case siano al riparo. La “diga di cristallo” ripara dalla marea che sale fino a un metro e 10, poi dovrebbero alzarsi le altre dighe, quelle in acciaio alle bocche di porto.

«Ma ancora non sappiamo se scatteranno, come si dice, solo da quota un metro e 30 centimetri, oppure anche sotto. Ecco perché – insiste Tesserin – c’è la necessità di “alzare” la piazza. Occorrono lavori per 60 milioni». Si sono commossi i collaboratori del procuratore quando, domenica, col passare delle ore, non vedevano la salsedine entrare, l’acqua coprire i pavimenti in mosaico, attaccare i basamenti delle colonne. Adesso, finalmente – sospirano – potranno partire con la ricognizione di quanto è andato danneggiato e programmare i necessari interventi. Tesserin ed i suoi si sono dati 10 giorni di tempo, al massimo 15, per mettere a punto la gestione della paratoia, destinata, come si sa, ad essere tolta una volta che la piazza sarà rialzata. «Ringraziamo chiunque abbia contribuito all'obiettivo raggiunto – allarga un sorriso Tesserin -, in primis il patriarca Francesco Moraglia che ha sempre accordato la massima attenzione e disponibilità verso la tematica».

Ma quando bisognerà aspettare ancora per la piazza? Il procuratore di San Marco prevede che in 18 mesi dovrebbero concludersi tutti i tasselli del progetto di tutela. «Intanto, possiamo procedere serenamente con gli interventi interni alla Basilica, restaurando senza rischio di infiltrazioni inaspettate e colpi di scena, tutte quelle superfici, decori e materiali, che per anni sono stati ripetutamente danneggiati dall'andirivieni dell'acqua salata». Quella dello scorso fine settimana è stata la prima acqua alta in laguna. Tre giorni di seguito. A fine mese arriverà il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, per fare il punto della situazione e calendarizzare gli ultimi lavori. Neppure una goccia, in basilica, 15 centimetri sulla piazza, che poteva essere attraversata utilizzando le passerelle. «Mancano diversi lavori ed è importante rimanere nei tempi prestabiliti. Pertanto – ha sottolineato domenica Claudio Vernier, presidente dell’Associazione Piazza San Marco - andrebbe rivista e abbassata la soglia minima da cui le barriere vengono sollevate».

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