venerdì 6 maggio 2016
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ROMA Non è la prima volta che il presidente dell’Inps Tito Boeri accende un faro sulle prestazioni pensionistiche più privilegiate. Stavolta ha preso di mira i vitalizi degli ex parlamentari, un sistema che ha definito «insostenibile». Il numero uno dell’istituto di previdenza ha parlato ieri alla Commissione Affari costituzionali della Camera, raccogliendo critiche ma anche appoggi nel mondo politico. Montecitorio ha lasciato trasparire una qualche irritazione, puntualizzando che il problema non riguarda Boeri perché gli oneri dei vitalizi «gravano esclusivamente sui bilanci di Camera e Senato, non dell’Inps». Oggi agli ex parlamentari, ha spiegato Boeri, vengono pagati 2.600 vitalizi per una spesa complessiva, nel 2016, di 193 milioni di euro. «Applicando le regole del sistema contributivo in vigore per tutti gli altri lavoratori all’intera carriera dei parlamentari, la spesa per i vitalizi si ridurrebbe del 40% scendendo a 118 milioni, con un risparmio di circa 76 milioni l’anno, cioé 760 milioni nei prossimi 10 anni». In pratica i vitalizi in essere (in media 75mila euro annui l’uno) valgono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato in base alla contribuzione. E nonostante i correttivi apportati negli anni scorsi, che hanno arrestato la crescita della spesa, i «forti disavanzi» proseguiranno «anche nei prossimi 10 anni». Insomma, per Boeri, «qualcosa si è fatto ma il problema non è risolto e il sistema rimane «insostenibile ». Supponendo che il rapporto tra quanto ricevuto e quanto versato «sia lo stesso per i consiglieri regionali, il risparmio complessivo in caso di ricalcolo per l’insieme delle cariche elettive – ha proseguito il presidente Inps – salirebbe a 148 milioni di euro circa per il solo 2016» e a quasi un miliardo e mezzo sui primi 10 anni presi in considerazione dalle simulazioni Inps. «Si tratta, dunque, di misure non solo simbo-liche, ma in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa o al finanziamento di programmi sociali», ha concluso Boeri. La Camera dei deputati ha replicato con una nota in cui si ricorda dal primo gennaio 2012 la normativa è cambiata e al posto del vitalizio è subentrato un trattamento pensionistico «basato su un sistema di calcolo contributivo analogo a quello dei pubblici dipendenti». Per avere diritto alla pensione, si spiega, oggi «bisogna avere svolto la funzione per almeno 5 anni e avere compiuto 65 anni di età». In realtà l’età pensionabile scende se il mandato è durato più a lungo e con 10 anni da parlamentare l’assegno arriva a 60 anni, età oggi proibita per la stragrande maggioranza dei lavoratori. La Camera sottolinea quindi che gli oneri del nuovo sistema contributivo così come del vecchio vitalizio «gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci di Camera e Senato, non dell’Inps». Ben più pesanti ed esplicite le critiche arrivate da Gerardo Bianco, esponente storico del Parlamento (9 legislature con la Dc e il Ppi) e ora presidente degli ex deputati e senatori. «Boeri entra a gamba tesa in un campo che non è il suo e intraprende una battaglia rivolta a squalificare tutta la sfera politica », ha tuonato Bianco accusando l’economista di «mettere il vessillo su una vicenda che ha il sapore di un’ostinazione anti-parlamentare». Plaudono invece le opposizioni. «Boeri molli Renzi e sostenga le proposte M5S», scrive Luigi Di Maio. Il taglio dei privilegi dei parlamentari «è la nostra proposta », aggiunge il deputato leghista Davide Caparini. Dal Pd replica Matteo Richetti: «Boeri è stato audito in virtù di una proposta del mio partito, incardinata in commissione e di cui sono il primo firmatario». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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