sabato 18 aprile 2009
La Protezione civile ha messo a punto la lista dei centri che riceveranno fondi per i danni subiti. Ancora scontro sul 5 per mille.
«L’Aquila risorgerà da Collemaggio» di Marina Corradi
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Il censimento dei comuni colpiti dal ter­remoto c’è. Guido Bertolaso, il commis­sario delegato, l’ha firmato ieri. La lista specifica che, oltre al capoluogo L’Aquila, so­no 48 quelli che hanno fatto le spese della tra­gica notte del 6 aprile. E subito è partita la protesta da parte degli 'esclusi'. Incredulità a Sulmona (vedi box a lato) che, al pari di al­tre località, teme così di restare fuori dai fon­di con i quali sarà pagata la ricostruzione. Passata la fase dell’emergenza immediata (e in attesa del decreto-legge che dovrà quanti­ficare le misure economiche per trovare i 12 miliardi indicati dal ministro dell’Interno Ma­roni, decreto promesso per la prossima set­timana), le polemiche cominciano a fare breccia. E toccano anche l’annunciato aiuto statale al 33% per gli abruzzesi che vorranno ricostruirsi la casa. Il premier Berlusconi (og­gi sarà di nuovo in Abruzzo, sarà il suo setti­mo sopralluogo) ne aveva parlato l’altro gior­no in modo generico. Ieri il sottosegretario alla presidenza, Paolo Bonaiuti, si è visto co­stretto a precisare: «Questa ipotesi è riferita a chi intendesse realizzare una nuova casa in un altro luogo rispetto a quella andata di­strutta, curandone direttamente la costru­zione. Per le case da restaurare o da ricostruire nello stesso posto, sarà naturalmente lo Sta­to a provvedere con le stesse modalità del passato». Una precisazione necessaria, anche per pla­care le illazioni (e i timori) sorte da più parti. Lo stesso Dario Franceschini, il segretario del Pd tornato nelle aree terremotate per co­minciare la sua azione di 'vigilanza', ha sot­tolineato che «va detto con chiarezza che va fatto qui quello che è stato fatto in Umbria», e cioè «è necessario restituire il 100% rispet­tando i parametri dell’edilizia popolare, poi se uno vuole fare qualcosa in più la fa a sue spese». Se fosse diversamente, ha aggiunto, «viene da domandarsi da dove gli abruzzesi prenderanno il restante 67%». Prima di Fran­ceschini, era stata la battagliera presidente della Provincia aquilana, Stefania Pezzopa­ne, a criticare il contributo del 33% (per quan­to integrato, aveva detto Berlusconi, da mu­tui agevolati al 4% di interesse, fino al 50% del valore dell’immobile), definito «un aiuto risibile per chi ha perso tutto». Ma ieri, dicevamo, è stato soprattutto il gior­no del decreto della presidenza del Consiglio in cui la Protezione civile elenca i comuni danneggiati dal sisma, individuati dai tecni­ci come quelli colpiti da «scosse di intensità uguale o superiore al 6° grado della scala Mer­calli ». Il grosso ovviamente (37) si trova nella provincia de L’Aquila, dov’è stato l’epicentro del terremoto; altri 7 sono situati nella pro­vincia di Pescara e 5 in quella di Teramo. Gli 'esclusi' hanno però protestato, tanto che Mauro Dolce, direttore del servizio sismico della Protezione civile, ha precisato che co­munque «ulteriori approfondimenti» saran­no effettuati nelle altre località che hanno se­gnalato dei danneggiamenti, in special mo­do fra quelli che per ora rientrano «fra il 5° e il 6° grado della scala Mercalli». Inoltre Dol­ce ha fatto presente che l’ultima ordinanza fir­mata da Berlusconi prevede, in ogni caso, che i benefici per la ricostruzione siano garantiti alle singole situazioni che rientrano nei cri­teri previsti, anche se al di fuori dei comuni presenti nell’elenco. Sul fronte delle misure per trovare i fondi, o­gni decisione è rinviata alla prossima setti­mana. Luigi Casero, sottosegretario all’Eco­nomia, ha escluso però che si agisca diretta­mente sulle tasse: «Siamo contrari a un in­tervento sulla pressione fiscale. Inoltre una una tantum per redditi alti renderebbe po­chissimo ». Non si placano, intanto, i segnali contrari all’estensione agli interventi post­sisma del 5 per mille creato da Tremonti per il volontariato: per ultima è la Cgil a dire no, indicando invece al governo di 'stornare' sull’Abruzzo quote di fondi previsti per o­pere pubbliche non prioritarie, a partire dal ponte sullo Stretto di Messina. Anche Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc, ha invitato a «non compromettere questo riconosci­mento » dato al mondo del non profit, ricor­dando per di più che in Abruzzo «i primi ad arrivare sono stati spesso proprio quelli del­le Ong sostenute dal 5 per mille». Qualche sorpresa positiva potrebbe venire dalla Ra­gioneria generale dello Stato che, secondo quanto detto già l’altra sera in tv ad 'An­nozero' dal deputato Nicolò Ghedini, a­vrebbe scovato nelle pieghe del bilancio disponibilità (da fondi Fas, Anas e per gli enti previdenziali) che si potrebbero de­stinare alla ricostruzione. Sulla possibi-­lità, invece, di concordare con la Ue un superamento dei limiti di deficit per so­stenere i costi, Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio Bce, si è limitato a dire che «spetta al governo discuterne con l’Unione».
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