Ansa
“Sconcerto, preoccupazione e profonda delusione”. Li esprimono le Caritas e le Fondazioni antiusura del Lazio e l’Associazione Alea dopo la decisione della Giunta regionale del Lazio, presa martedì sera, di proporre al Consiglio regionale la proroga di 12 mesi per l’entrata in vigore del cosiddetto “distanziometro”. Si tratta della norma del 2013, modificata nel 2020, che intende regolamentare e far cessare il funzionamento delle slot machine negli esercizi pubblici se localizzati entro 500 metri da uno o più luoghi sensibili. Ora i firmatari della nota si appellano al Consiglio, affinchè “ponga rimedio” ad una scelta che, denunciano, “segna una profonda continuità con le logiche spietate e senza scrupoli fatte dalla lobby dell’azzardo e alla quale anche questa Giunta regionale diceva di voler porre freno”. Ricordano, infatti, come “in una conferenza pubblica online promossa lo scorso 10 maggio, l’assessore alle Politiche sociali Alessandra Troncarelli - intervenuta su indicazione del presidente Nicola Zingaretti - aveva assicurato che nessun passo indietro sarebbe stato fatto rispetto alla Legge Regionale del Lazio 5 agosto 2013, n. 5, modificata il 21 febbraio 2020 e che dovrebbe entrare in vigore il 1° settembre”. Invece è arrivata la proroga che l’assessore, proprio in quell’occasione, aveva escluso.
Nella nota, Caritas, Fondazioni e Alea citano “il monito” di papa Francesco nella “Fratelli tutti”. “Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica”. E sulla decisione della Giunta denunciano come “non tiene conto della sofferenza di migliaia di famiglie, le più povere, che nell’azzardo trovano la rovina definitiva” mentre, aggiungono, “si continua a parlare di azzardo come di un’attività produttiva senza tener conto invece del suo potenziale distruttivo di valori, di lavoro, di relazioni”.
Così come avevano già fatto nell’incontro con l’assessore, sottolineano come “il legittimo sostegno ai lavoratori del gioco legale può e deve essere attuato con i necessari ammortizzatori sociali, come accade per tutti gli altri lavoratori che attualmente soffrono per problematiche occupazionali, e non evitando l’applicazione di una legge che difende le persone, specialmente le più fragili, la loro salute e la stabilità personale e familiare”. Ricordano che nel Lazio “il volume di “gioco fisico” nel complesso ha registrato nel 2019 il “picco” di consumo pari a 11 miliardi e 371 milioni: 2.024 euro annui per ogni abitante, compresi i neonati!”. La pandemia e la chiusura degli esercizi ha portato nel 2020 a un dimezzamento. Ma, avvertono Caritas, Fondazioni e Alea, “i più recenti studi dimostrano che la ripresa del consumo con modalità capillari e in proporzioni massicce, come ai livelli pre-Covid, produrrebbe un effetto sugli ex giocatori patologici in terapia, in termini di ricadute, con forti danni alla salute; alimentando inoltre una notevole forza di attrazione per coloro che maggiormente soffrono la solitudine”.
Così ribadiscono alla Giunta e al Consiglio regionale le quattro richieste fatte nel documento presentato il 10 maggio: mantenere integralmente la Legge Regionale “per evitare pericolose ricadute nella dipendenza da gioco d’azzardo e nei conseguenti disagi per le famiglie”; “prevedere degli idonei ammortizzatori sociali per gli stessi occupati nel settore distributivo del gioco d’azzardo” procedendo “a una riconversione e al reperimento delle relative risorse, con costo parzialmente a carico dei grandi concessionari”; “istituire provvidenze specifiche per le famiglie con uno o più congiunti che versano in stato di dipendenza da gioco d’azzardo, sia per la prosecuzione delle terapie che del rientro dallo stato di dissesto finanziario”; “incrementare risorse e interventi di prevenzione generale e specifica dell’insolvenza, del sovraindebitamento e dell’usura sulle famiglie e sulle imprese”.