mercoledì 9 agosto 2023
Così gli istituti hanno riempito le casse senza pensare ai «ristori» per le famiglie e le imprese
Il governo tassa gli extraprofitti delle banche

Il governo tassa gli extraprofitti delle banche - IMAGOECONOMICA

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La tassa sugli extra-profitti va a colpire l’attività più tradizionale delle banche: il credito. Le banche commerciali oggi fanno un po’ di tutto, dalla vendita di polizze assicurative all’intermediazione immobiliare, ma la loro attività principale resta raccogliere il risparmio e fare prestiti.

Il margine di interesse finito nel mirino del governo è il profitto che la banca ottiene proprio da questa attività: è la differenza tra quello che la banca incassa dagli interessi sui prestiti alle imprese e alle famiglie e quello che spende per pagare gli interessi sulla raccolta, fatta in genere di depositi e obbligazioni. Nella lunghissima fase dei tassi a zero, l’attività di credito è stata ben poco redditizia: gli interessi erano molto bassi e c’era poco spazio per “giocare” sulla differenza tra debiti e crediti.

Tutto è cambiato con la stretta monetaria avviata dalla Banca centrale europea l’estate scorsa: in un anno i tassi sono balzati da 0 al 4,25% creando un enorme spazio di guadagno per chi sa fare bene l’attività di credito.

Tra maggio 2022 e maggio 2023, dicono gli ultimi dati di Banca d’Italia, il tasso di interesse medio sui nuovi prestiti alle aziende è salito dall’1,9% al 4,8%, quello sui nuovi mutui è salito dall’1,9% al 4,2%. Se si guarda alle intere “consistenze” del sistema bancario, cioè all’insieme dei prestiti già concessi, il tasso medio per le famiglie è aumentato dal 2,6% al 3,9%, quello alle imprese dall’1,7% al 4,4%. Gli interessi che le banche pagano ai clienti sono aumentati molto meno. Il tasso medio sui depositi è salito dallo 0,3% allo 0,7%, che sale al 2,4% sui più generosi “depositi con durata prestabilita”, cioè conti depositi o strumenti del genere.

L’attività di credito con questa forchetta di oltre due punti percentuali tra interessi attivi e passivi è molto redditizia, considerando che le banche hanno a bilancio prestiti per 2.564 miliardi di euro (è più del Pil italiano, che si è fermato a 1.910 miliardi lo scorso anno). Il grosso del guadagno arriva poi dai prestiti a interesse variabile concessi negli anni scorsi, quando anche la raccolta era a costo zero. Ecco allora che in soli sei mesi, come calcolato da un’indagine della Fondazione Fiba di First Cisl, le prime cinque banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Mps) hanno guadagnato 17,8 miliardi di euro di margine di interesse, il 57,6% in più rispetto a un anno fa, chiudendo il semestre con un utile netto complessivo di 10,3 miliardi (+66,3%).

La tassa del governo, se non sarà modificata, si mangerà una parte significativa di questi profitti: le stime vanno dai 3 ai quasi 5 miliardi di euro. Le banche dovranno probabilmente rivedere i piani su distribuzione dei dividendi, bonus, eventuali operazioni di riacquisto di azioni. C’è anche il rischio che questo pesi sul rinnovo del contratto del settore: i sindacati chiedono un aumento medio mensile di 435 euro lordi.

Non è chiaro se le banche avessero qualche chance di risparmiarsi questo incubo finanziario di una notte di mezza estate. Probabilmente però se si fossero mostrate più aperte a collaborare per andare incontro ai guai delle famiglie che con poca cautela si erano tenute i loro mutui a tasso variabile il governo avrebbe avuto meno margine per intervenire. Invece per queste famiglie è stato fatto poco: una circolare dell’Abi, l’Associazione bancaria, che il 19 aprile promuoveva misure come l’allungamento del piano di ammortamento per ridurre il costo della singola rata, l’estensione dei criteri per il passaggio dal tasso variabile a fisso senza costi aggiuntivi (previsto dall’ultima finanziaria solo per chi ha un Isee sotto i 35mila euro) e informazioni ai clienti sulla possibilità di accedere al Fondo Gasparrini, che in alcuni casi permette di sospendere le rate. Non è detto, ma forse una maggiore generosità, in un anno così redditizio, avrebbe scoraggiato l’intervento del governo.

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