mercoledì 7 febbraio 2024
Prime cure in cinque centri pediatrici per le vittime messe in salvo insieme alle loro famiglie e arrivate sulla nave Vulcano. Collaborazione tra governo e associazioni che si occupano di accoglienza
In cinque ospedali pediatrici italiani le cure per i bambini di Gaza

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Una nave che si chiama “Vulcano” rende l’idea dell’umanità che si incontra a bordo: contagiosa, comunicativa, accogliente. Un’esperienza di Italia come ci piacerebbe fosse sempre, e della quale è bello sapere che siamo capaci. Forse è quel che sappiamo fare meglio, e dovremmo ricordarlo: prenderci cura dei più poveri tra i poveri, i bambini, prime vittime delle guerre. Chinarci sulle loro ferite, abbracciarli, dire “ci pensiamo noi” è quello che il nostro Paese sta facendo, dopo esserne già stato capace con generosità davanti alla crisi ucraina.

All’alba di lunedì al molo di La Spezia ha attraccato la nave militare Vulcano, a bordo un attrezzato ospedale da campo, personale medico, volontari e mediatori culturali, e soprattutto loro: 62 palestinesi, 18 dei quali bambini con ferite di diversa gravità rimediate durante settimane di guerra. Tutti di Gaza, dove è ormai impossibile garantire cure a chiunque. Da questa constatazione è nata l’idea di incrociare la capacità operativa delle nostre Forze Armate in scenari complicati per portare soccorso ai feriti, la competenza in materia di profughi delle realtà che da tempo organizzano i corridoi umanitari (Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Arci), il Sistema sanitario con le sue eccellenze pediatriche e la Chiesa italiana, che tramite Caritas e aprendo le porte di strutture come il Seminario di Genova si è resa disponibile a “dare casa” ai piccoli con le loro famiglie.

Ne è nata un’operazione che, vista da vicino, è un piccolo capolavoro di italianità, il nostro modo di partecipare alle crisi curando tutte le ferite che si aprono nelle persone che subiscono le guerre. Nessuno è straniero per questa Italia che apre le braccia ai piccoli, ora ricoverati in 6 ospedali e reparti pediatrici a Genova, Bologna, Milano, Firenze e Roma. «Auspicando un immediato cessate il fuoco e una risoluzione permanente del conflitto – dicono a una voce le quattro organizzazioni che si sono attivate in Italia –, ribadiamo al governo la nostra disponibilità e la necessità di attivare con urgenza un corridoio umanitario dalla striscia di Gaza per le persone in condizione di vulnerabilità che necessitano di interventi urgenti».

Dalle istituzioni arriva intanto il plauso a chi ha messo a disposizione la sua professionalità ed esperienza per realizzare questo intervento che segue di pochi giorni un primo arrivo – in aereo a Ciampino, il 29 gennaio – di alcuni profughi da Gaza: «Sono grato alle nostre Forze Armate, alla diplomazia italiana e a tutte le amministrazioni coinvolte nell’operazione» ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, una gratitudine che dal ministro della Salute Orazio Schillaci va a «tutti gli operatori sanitari che stanno assicurando le cure necessarie ai bambini feriti». Sulla Vulcano «sono arrivati i bambini in più gravi condizioni», spiega padre Ibrahim Faltas, vicario custodiale di Terra Santa, salito a bordo a La Spezia. Ai bambini ha regalato giochi creati dai bambini della scuola cattolica della Custodia a Gerusalemme, come riferisce Vatican News. A tutti i protagonisti dell’operazione il francescano ha poi donato un rosario della Terra Santa. Un modo per capire quale radice nutre tanta umanità.

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