Matteo Salvini - Ansa
«Viktor Orbán è stato appena liberamente rieletto dagli ungheresi. E pure gli svedesi hanno votato per mandare a casa un governo di sinistra, scegliendone uno di centrodestra. Si chiama democrazia. E a Bruxelles dovrebbero amare e rispettare la volontà popolare...».
Parte da qui, dalle polemiche sulla vicenda ungherese, ancora roventi in Europa e in casa nostra, il colloquio con il segretario della Lega Matteo Salvini. «Siamo d’accordo su tutte le posizioni e le dichiarazioni di Orbán? Ovviamente no, è chiaro – argomenta il leader del Carroccio –. Ma bisogna riconoscere che le politiche a sostegno delle famiglie, delle coppie e della natalità in Ungheria sono fra le più innovative ed efficaci d’Europa... E per la Lega, aiutare le famiglie anche in Italia sarà una priorità assoluta».
Sui presunti fondi russi a partiti occidentali, come valuta quanto riportato dai media?
È una vicenda imbarazzante per chi la cavalca, ovvero la sinistra e i suoi giornali. La Lega ha fatto, fa e farà sempre e solo gli interessi degli italiani. Non vado in Russia da anni, l’ultima volta lo feci da vicepremier del governo italiano. Non ho mai siglato accordi con Putin, a differenza di Letta. I governi del Pd, a iniziare dal suo, ci ha hanno reso dipendenti dal gas russo. E Renzi diede l’autorizzazione alla vendita alla Russia di carri blindati Lince, ora utilizzati contro gli ucraini. Ciò detto, il mio giudizio sul governo di Mosca è cambiato dopo l’inaccettabile aggressione all’Ucraina.
Quali sono attualmente i rapporti fra la Lega e il partito putiniano Russia Unita?
Anni fa, con Russia Unita pensavamo di poter avviare una collaborazione. Ma non ci sono mai state iniziative comuni e i rapporti sono inesistenti da tempo.
Ritiene ancora che il suo viaggio "di pace" a Mosca, poi cancellato, fosse opportuno?
Tutte le iniziative a favore della pace sono opportune, fermo restando che l’aggressione dell’Ucraina è da condannare, senza se e senza ma. Un grande cattolico, Giorgio La Pira, in piena guerra fredda volò a Mosca per parlare di pace. In ogni caso, in Parlamento la Lega ha sempre votato tutti i provvedimenti a favore di Kiev. E non ha mai messo in dubbio la collocazione internazionale dell’Italia, né lo farà in futuro. Siamo e resteremo ancorati con il mondo libero e con l’Occidente.
È ancora critico sulle sanzioni a Mosca?
La Lega ha votato tutte le sanzioni alla Russia. Mi chiedo solo – come autorevoli osservatori internazionali, ad esempio sull’Economist – se i sanzionatori non stiano soffrendo più dei sanzionati. Ecco perché mi aspetto che l’Europa difenda e protegga famiglie e imprese italiane, come nella crisi Covid.
I sondaggi vi danno sotto il 15%, con Fdi al 25%. Non teme un confronto interno sulla leadership?
I sondaggi ci hanno sempre sottostimato, sia alle politiche 2018 che alle Europee 2019. A me interessano i sondaggi che faccio nelle piazze, dove la Lega attira migliaia di persone da Nord a Sud. Sono ottimista, non mi pongo limiti, sarei onorato di poter guidare il Paese, ma il mio futuro è nelle mani degli italiani. Ed è giusto così, si chiama democrazia e non mi spaventa.
Meloni è contraria a un ennesimo esecutivo di larghe intese. Pure lei?
Certamente sì. Mi aveva sorpreso l’intervista di Crosetto ad Avvenire che sembrava più possibilista. L’esperienza del governo di larghe intese è stata eccezionale, perché eccezionale era il momento di crisi per l’Italia dopo i disastri del Conte 2. Non potevamo restare indifferenti all’appello del presidente Mattarella, per aiutare il Paese a superare la crisi pandemica e gestire al meglio i fondi del Pnrr dopo la stagione dei banchi a rotelle e delle primule di Arcuri. Fra l’altro, al governo abbiamo impedito l’approvazione del ddl Zan.
Per Letta un eventuale governo di centrodestra sarebbe un «pericolo per la democrazia». Come replica?
La Lega e il centrodestra governano da anni la maggioranza delle regioni. Vantiamo 800 sindaci, 6 governatori, migliaia di amministratori locali. Quelle di Letta non sono argomentazioni: è fango che finisce col fomentare i peggiori istinti degli estremisti di sinistra. Sta avvelenando il clima, come dimostrano le aggressioni ai gazebo della Lega e le minacce di morte ai leader del centrodestra. La Costituzione all’articolo 2 parla di solidarietà politica: le idee altrui vanno discusse e combattute, ma in una democrazia gli avversari devono essere sempre legittimati, altrimenti salta il patto repubblicano.
Quali sono le priorità d’autunno per il Paese?
L’emergenza nazionale, come la Lega denuncia da mesi, è il caro bollette: dalla Cgia di Mestre agli industriali, dai sindaci ai governatori, molti chiedono interventi immediati. Servono almeno 30 miliardi oggi, per non spenderne domani tre volte tanto tra cassa integrazione, disoccupazione e impoverimento del Paese. Confartigianato stima che 880mila aziende artigiane possano chiudere per il caro energia. Entro fine anno, dovremo fare la pace fiscale per rottamare milioni di cartelle esattoriali, quota 41 per bloccare la Fornero, i primi passi per rafforzare ed estendere la Flat tax.
Sullo scostamento di bilancio Meloni è scettica...
Non capisco i timori di Giorgia, mentre temo che il Pd tifi per l’immobilismo, perché sa di perdere e vuole consegnare le macerie al centrodestra.
Cancellando il reddito di cittadinanza, non si rischia di far scivolare un’ampia fascia della popolazione, specie al Sud, nella povertà?
Il reddito va mantenuto per chi non può effettivamente lavorare. Ma vanno tagliati sprechi e abusi, per destinare le risorse al taglio delle tasse o agli incentivi per le assunzioni. L’Italia e il Sud ripartono grazie al lavoro, non ai sussidi.
Fdi spinge sul presidenzialismo. Ma per lei, «se entri in un negozio, non chiedono le riforme istituzionali». Insomma, non pare convintissimo.
Noi siamo convinti sostenitori dell’autonomia regionale, che va di pari passo col principio di sussidarietà. Ma gli obiettivi del centrodestra sono chiari e condivisi. Faremo tutto, ma prima serve salvare milioni di famiglie e imprese.
È ancora dell’idea di rivendicare per sé o per un leghista il ministero dell’Interno?
Io sarei onorato di poter guidare il mio Paese ma decideranno gli italiani. Al Viminale, la Lega ha dimostrato di passare dalle parole ai fatti: crollo dei morti e dei dispersi in mare con drastica riduzione degli sbarchi, più assunzioni, più videosorveglianza, calo dei reati.
Davvero intende riproporre i discussi decreti sicurezza, cancellati dal governo giallo-rosso?
Sono a costo zero per lo Stato e hanno dimostrato efficacia, quindi vanno subito riproposti e applicati. Ho lasciato il ministero il 5 settembre 2019 con meno di 5mila sbarchi, oggi siamo a 65mila (16.800 solo ad agosto, un record) e viaggiamo verso i 100mila. I dati sono drammatici: 1.200 morti o dispersi nel Mediterraneo. Oltre alla rotta da Libia e Tunisia, si è riaperta quella dalla Turchia. Le Ong straniere sono tornate a spadroneggiare nel Mediterraneo, secondo noi sono un fattore di attrazione di nuova immigrazione. Noi imporremo due regole: rotazione dei porti europei e responsabilità dello stato di bandiera.
Riguardo agli ingressi regolari, cosa fareste sui decreti flussi? Restringereste le quote?
Un Paese serio governa i flussi, contrasta gli scafisti e seleziona l’immigrazione di qualità necessaria, attraverso un serio decreto flussi. Quello del 2021 è stato sbagliato nelle quote e nei tempi, tant’è che il governo ha dovuto sistemarlo con il decreto “semplificazione”. Noi lo correggeremo col nuovo decreto flussi entro fine anno. Nessuna sanatoria, e restrizioni sui ricongiungimenti. Abbiamo le idee chiare.
Sullo Ius scholae farete ancora muro o avete una proposta di mediazione?
L’Italia è il Paese europeo che, già oggi, riconosce il maggior numero di cittadinanze. I ragazzi non perdono alcun diritto, non sono di serie B. Io ritengo corretto che a 18 anni facciano una scelta consapevole.
I magistrati stanno per votare il rinnovo del Csm con nuove regole. Invece le vostre riforme non hanno superato lo scoglio del referendum. Se andrete al governo, le ripresenterete?
Certamente sì. E abbiamo anche dei nomi interessanti come possibili ministri. La giustizia è un tema fondamentale, prioritario per ridare efficacia ai principi della separazione dei poteri e della certezza del diritto, veri cardini dello Stato di diritto.