Il cofondatore di Fdi Guido Crosetto prende in braccio Giorgia Meloni - Ansa
«Stiamo per entrare in una guerra diversa, ma mostruosamente spietata. Sarà un autunno terribile: la povertà si impennerà, molte attività economiche chiuderanno... E se l’Italia si vorrà salvare, se vorrà davvero sopravvivere, dovrà unire tutte le energie migliori. E tutte vuol dire tutte». Guido Crosetto riflette a voce alta sul futuro governo chiamato a fare i conti con una «crisi economica e sociale senza precedenti, la più terribile dal dopoguerra». Sfidiamo il cofondatore di Fratelli d’Italia con una domanda cruda: se davvero toccherà a voi tenere nelle mani il timone, avrete paura? Giorgia Meloni avrà paura? Crosetto scuote la testa: «No, nessuna paura. Chi ha paura non si espone in un momento così. Ma bisogna essere chiari da subito: da questo mare in tempesta non si esce da soli. Anzi, ci saranno momenti in cui bisognerà remare tutti in una direzione. Non solo tutti i migliori, ma tutti quelli che potranno imbracciare un remo, al servizio dell’Italia. Non si può perdere tempo, non si può fare finta di non capire. Ora serve senso di comunità, serve solidarietà, serve che i più forti prendano sulle spalle i più deboli, serve dire "basta egoismo". E soprattutto, serve dire con totale chiarezza, "non si sopravviverà se non insieme"».
Ha descritto questa crisi economico-sociale con la parola guerra.
Guerra è paura, morte, distruzione di ricchezza e sicurezza, fame. Ma alla guerra uno arriva consapevolmente. A questa guerra no. Un uragano entrerà in ogni casa, in ogni fabbrica. Ogni giorno. E non risparmierà nessuno. Penso all’impatto delle bollette sulle aziende. A quello dell’inflazione sulle famiglie. Non ci saranno pezzi di territorio immuni. E troppi di noi sembrano ancora non capire.
Una prova terribile per chi sarà premier. Insisto: Giorgia Meloni davvero non ha paura?
Ha capito bene: Giorgia Meloni non ha paura. Perché non deve nulla a nessuno. È libera. E potrà intervenire senza il peso dei condizionamenti e con la consapevolezza che sarebbe irresponsabile non chiedere impegno a chiunque possa dare una mano per tirare fuori l’Italia da queste sabbie mobili. Lo dico ancora più chiaro: Giorgia non arriverà alla guida del Paese per fare la donna sola al comando, ma con la consapevolezza di dover essere la persona che unisce chi può servire il proprio Paese nella maniera migliore possibile.
E con chi lo farà?
Con chi condivide la sfida del cambiamento. Con chi vuole fortissimamente costruire un futuro. Abbiamo un Paese vecchio. Sclerotizzato. Le condutture dove passa la linfa sono arrugginite. C’è un’Italia nelle mani di persone che occupano postazioni strategiche non per merito, ma per appartenenza. E le occupano con noia, stanchezza e con arroganza. Tutto questo non sarà più possibile.
È la sfida alla burocrazia?
È la sfida a chi ha bloccato e ancora blocca l’Italia. Che non è solo una parte della burocrazia ma un pezzo importante di classe dirigente, pubblica e privata. Tipo quei funzionari che dovrebbero scrivere i decreti attuativi ma non sono interessati a farlo perché tanto il loro stipendio non dipende dai risultati o dall’andamento dell’economia. Chi dovrebbe rilasciare un’autorizzazione e invece la mette nel cassetto per odio sociale, ideologia o peggio ancora perché aspetta una mazzetta. Certo ci sono tante persone che fanno fino in fondo il loro dovere ma troppo spesso chi lavora viene guardato con sospetto e con fastidio. Il merito, in alcune realtà, sembra essere un problema. E, parallelamente, c’è chi prende contributi e falsifica le fatture, chi ruba il reddito di cittadinanza, chi sfrutta i dipendenti, chi evade. Uno spettacolo terribilmente triste e così abbiamo creato le condizioni per un lento, costante, inesorabile declino della nostra società. Di un’Italia che si lascia andare senza lottare. Che costringe i suoi giovani a lasciare il Paese perché qui non hanno futuro. Che ha dimenticato il Mezzogiorno e gli ha detto di arrendersi e vivere di aiuti.
Torniamo a Meloni: perché ci dovremmo fidare? Perché non sarà anche lei una delusione?
Perché a Giorgia Meloni interessa il merito. Non le interessa piazzare amici o affermare un’ideologia. Quando sceglierà la classe dirigente, non vorrà sapere chi hai votato. Le interesserà che cosa hai fatto, cosa puoi fare per l’Italia. Ecco la "sua" rivoluzione: restituire futuro e speranza a un’Italia che fatica e perde posizioni mettendo da parte l’ideologia e puntando tutto sul merito, sul sacrificio, sui progetti a lungo termine, sul coraggio di cambiare quello che non funziona. Sa una cosa: mi viene da ridere quando mi chiedono quale sarà il piano dei cento giorni. Giorgia, come me, è per una politica che pianta alberi di cui non vedrà l’ombra.
La chiama Giorgia. Qual è il rapporto Crosetto-Meloni?
Giorgia è come una sorella. Ho costruito Fratelli d’Italia con lei perché mi fido di lei. Quello non era il mio mondo e ci sono entrato solo perché c’era Giorgia. E ora che siamo al momento della verità difendo il suo diritto a giocare la partita. E sposo il senso di un grande progetto: parlare senza pregiudizi con la parte migliore del Paese. Abbiamo identiche parole d’ordine: collaborazione, condivisione, ascolto. Lo sa qual è stato il dramma di questi anni? Non ascoltare mai la voce del Parlamento, il luogo dove dovrebbero arrivare le istanze del popolo.
Mi sta dicendo mai riforme a maggioranza?
La logica Guelfi-Ghibellini è tossica. Le regole si scrivono insieme. Le riforme istituzionali si fanno insieme nel luogo deputato a farle, il Parlamento. Non solo perché lo dice la Costituzione o per rispetto delle istituzioni, ma perché un confronto ampio in Parlamento è vitale. Per capire, per verificare, per fare la scelta migliore. Serve il tempo necessario, i passaggi necessari. Serve restituire dignità ad un’istituzione troppe volte sfregiata.
Enrico Letta sarà un interlocutore?
Il Paese viene prima dei partiti. Sempre. E in un momento così ancora di più. Per il bene dell’Italia, Giorgia, se servisse in un momento particolarmente difficile o tragico, parlerebbe con Letta e chiamerebbe Letta senza nessuna esitazione, così come Conte o Calenda. Se è in gioco il destino dell’Italia, tutti devono collaborare. Penso che i primi ad averne piena consapevolezza siano Mattarella e Draghi.
Che cosa pensa del reddito di cittadinanza?
Mi limito a una considerazione: troppo spesso molti hanno preso il reddito senza averne né diritto, né bisogno. Un orrore. Chi "ruba" il Reddito in un momento così dove tante famiglie boccheggiano va trattato peggio di un evasore e colpito nel portafoglio: gli riprenderemo dieci volte quello che si sono presi. Non so se e come il Reddito verrà rimodulato, sicuramente so che i furbetti verranno colpiti con la massima durezza.
Se vince il centrodestra subito la "pace fiscale" come dice Salvini?
Conosco aziende che fatturavano 400 milioni e facevano 20 milioni di utili e oggi ne fanno 30 di perdite. Ecco i primi fulmini e la situazione peggiorerà... Voglio essere chiaro: il primo obiettivo è non far crollare l’Italia. È prendere per mano imprese e famiglie per cercare di attraversare indenni questa crisi epocale. Tra gli interventi urgenti quello di congelare le cartelle esattoriali, mi sembra necessario. Così come le rate di mutui o contributi vari da restituire. La "pace fiscale" si affronterà a crisi passata ma per ora vanno spostate tutte le scadenze. Oggi dico tre parole: lavoro, sicurezza economica, crescita. Dobbiamo restituire a ognuno di noi la possibilità di mantenere la propria famiglia: quando non è possibile vuol dire che la democrazia è in pericolo. Dobbiamo farlo pensando a chi è rimasto indietro. Se non ho i soldi per diminuire le bollette a tutti si parte da chi non ce la fa. Non è il momento di interventi universali, lo Stato deve valutare e scegliere.
Questa Rai le piace?
Mi piacerebbe se fosse davvero la più grande impresa culturale del Paese. E invece i documentari migliori sulla Roma antica li ho visti sulla Bbc. Purtroppo i partiti hanno fatto danni, ma ancora di più quei dirigenti più realisti del re, dirigenti che hanno strizzato l’occhio ai partiti anche quando non era necessario farlo.
C’è chi mette sul banco degli imputati Giorgia Meloni agitando il fantasma del fascismo.
I fascisti peggiori li ho visti nel campo avverso: sono quelli che provano a marchiarti per impedirti di parlare e di fare. Giorgia però è forte e libera. Più forte di tanti grandi quotidiani che cercano di distruggerla minandone la credibilità. Più forte anche di una parte dello Stato e dell’economia che ha costruito un rapporto torbido con una certa sinistra: si sono usate a vicenda per mantenere il potere, mettendo sotto scacco democrazia, Parlamenti e governi. Ora però la politica sta tornando. Mancano tre settimane al voto e qualcuno proverà a battere l’ultimo colpo. Questa volta troverà una risposta ancora più forte.