venerdì 16 settembre 2011
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​Il quadro per la procura di Bari è ormai chiaro. Nelle dieci pagine dell’avviso di conclusione delle indagini i pm spiegano il giro di donne di Tarantini, ma anche il presunto scambio tra favori sessuali e partecipazione ad appalti pubblici, finalizzato a ottenere interventi ed appoggi dal presidente del Consiglio o agganci ai vertici di holding italiane. Nella maxi inchiesta la lista degli indagati si ferma a quota otto tra cui, oltre alla cricca degli amici e legali di "Gianpi", c’è anche Sabina Began, la preferita del premier, «l’ape regina» che teneva i contatti con le starlette portate a Palazzo Grazioli. Le persone coinvolte, però, potevano essere anche di più. Prima di chiudere le indagini la procura pugliese, fino a qualche settimana fa, voleva difatti riascoltare Tarantini (in carcere a Poggioreale) «per chiarire la posizione di due soggetti in una zona grigia». Una scelta alla quale hanno poi rinunciato. Quattro degli indagati dovranno rispondere anche di associazione per delinquere, insieme agli altri 28 capi d’imputazione che vanno dal favoreggiamento allo sfruttamento della prostituzione.

Gianpaolo Tarantini, secondo i magistrati, utilizzava le donne, non necessariamente escort, come moneta di scambio per tessere relazioni importanti e, magari, diventare eurodeputato. È questo uno degli obiettivi del faccendiere barese trapelato dalle 100mila intercettazioni telefoniche ed ambientali che fino all’estate 2009 la procura ha raccolto, selezionato e solo in parte trascritto (omettendo quelle penalmente irrilevanti). I molti colloqui tra Tarantini ed il presidente del Consiglio (il loro rapporto è «ben documentato», scrivono gli inquirenti), infatti, compaiono nei cinque faldoni delle carte d’indagine solamente in sintesi di poche righe. Chi ha già visto tutti gli atti nega poi la presenza, nelle cinquemila pagine, di nomi «di donne della Bari bene e di mogli di noti professionisti pugliesi», come invece era trapelato nelle scorse settimane.

Al telefono, Berlusconi e "Gianpi" parlano spesso di Guido Bertolaso, e soprattutto, di Finmeccanica e, di tanto in tanto, non nascondono nemmeno i dettagli degli incontri avuti con le ragazze (una trentina, tra cui anche Patrizia D’Addario, la escort che ha consegnato alla procura di Bari foto e video delle sue visite nella residenza romana del premier). Tarantini «era promotore e organizzatore dell’associazione – sostengono i pm – al fine di consolidare il suo rapporto con Silvio Berlusconi, ottenere per il suo tramite incarichi istituzionali e allacciare rapporti di tipo affaristico con i vertici della Protezione civile e di Finmeccanica». Scendendo nei dettagli della lunga serie di contestazioni, appare difatti anche il tentativo di ottenere, sempre con annesse "visite" delle ragazze, «informazioni riservate dall’interno del gruppo industriale Finmeccanica» tramite un dirigente della società ed un’altra persona non identificata. Chiamato tra gli altri in causa, l’uomo delle emergenze, prende subito le distanze dagli "ingranaggi" dell’imprenditore pugliese. «Sfido chiunque a trovare nelle centomila intercettazioni dell’inchiesta di Bari – si difende Bertolaso – traccia di un mio intervento per favorire Tarantini o persone a lui vicine».

Ma la macchina degli affari di Tarantini aveva ruoli e funzioni ben precise e quei "tasselli" sono ora tutti indagati. C’era chi voleva semplicemente far carriera (Tarantini e famiglia), chi sceglieva le vallette (Salvatore Castellana), chi organizzava logisticamente le feste (Pieluigi Faraone) e chi reclutava e partecipava agli incontri a luci rosse (Francesca Lana e Sabina Began).

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