Una donna in attesa - Archivio Icp
Prevenire l'abbandono alla nascita sostenendo gestanti e madri in difficoltà. Con questo spirito nel 1999 è nato in Toscana “Mamma segreta”, il percorso che consente alle donne, che sono incerte o hanno deciso di non riconoscere il proprio bambino, di partorire in ospedale in anonimato. A 24 anni dal suo avvio, la Regione Toscana ha aggiornato il progetto, rafforzando i percorsi di aiuto, semplificando le procedure di accesso e adeguandosi a nuovi indirizzi giurisprudenziali. Un tema quanto mai attuale, alla luce della vicenda del piccolo Enea, lasciato nella culla per la vita a Milano.
«Lo scopo è sostenere, accompagnare e informare le donne, affinché le loro scelte siano libere e consapevolmente responsabili – spiega il presidente della Regione Eugenio Giani -. Partorire in anonimato in ospedale, anziché in situazioni poco protette, garantisce maggiori tutele medico-sanitarie e protezione per entrambi, madri e figli. In Toscana si può fare in tutti gli ospedali del territorio e nella nuova delibera si ribadisce che il percorso è destinato a tutte le donne, indipendentemente dalla provenienza, dalla nazionalità, dallo stato giuridico e dalla residenza».
“Mamma segreta” è nato in collaborazione con l'Istituto degli Innocenti, la Asl e il Comune di Prato, «per intercettare il prima possibile quelle situazioni di disagio e disperazione, e accompagnare le donne in un percorso volto a dare una vita e un futuro al neonato e al tempo stesso a sostenere la madre», precisa Valeria Dubini, direttrice delle attività consultoriali della Asl Toscana Centro. Si tratta, come rimarcato da Marisa D’Avino, assistente sociale della Asl, «di un percorso di prevenzione degli abbandoni traumatici e degli infanticidi, che consente alla madre di partorire in sicurezza e al bambino di essere accolto e accudito in protezione».
Ascolto, comprensione, sostegno e informazione: queste le parole d'ordine. Cruciale è intercettare e comprendere le difficoltà delle donne. Un ruolo centrale lo svolgono consultori, operatori sociali e sanitari, una vera e propria rete capace di accompagnare le donne prima del parto, durante la permanenza in ospedale e nel rientro sul territorio, tutelando i bambini.
La donna che ha dubbi, si trova in situazioni di difficoltà, vuole avere informazioni o ha già deciso di voler partorire in anonimato, può rivolgersi al medico, ai consultori, ai servizi sociali del Comune o della Asl, a uno dei Centri per l'adozione o direttamente in ospedale. Dopo aver partorito, può essere supportata anche nel suo reinserimento. Per quanto riguarda il neonato, viene attivata una procedura con il tribunale per i Minorenni per avviare le pratiche e dichiarare lo stato di adottabilità.
Negli ultimi 11 anni, dal 2012 al 2022 (i numeri sul 2022 sono provvisori), su quasi 289mila parti in Toscana, quelli in anonimato sono stati 184, 98 dei quali di madri italiane, degli altri non è specificata la cittadinanza. I più numerosi sono stati nel 2013, quando furono 35; nel 2020 sono stati otto, 10 nel 2021 e altrettanti nel 2022.
«Si tratta di donne italiane e straniere che prendono decisioni sofferte - conclude D'Avino -. La gravidanza si colloca spesso in un contesto problematico e la loro incertezza rispetto al riconoscimento si inserisce in una volontà di poter garantire a questi bambini un futuro migliore. È perciò importante far conoscere alle donne anche questo tipo di percorso, far sapere loro che ci sono servizi e persone formate che possono ascoltarle, aiutarle e accompagnarle, qualsiasi sia la loro scelta».
Un percorso, “Mamma segreta”, che si è ora rinnovato: la Regione ha, infatti, aggiornato le linee d’indirizzo. Per prima cosa è stato semplificato l’accesso, così da migliorare l’organizzazione e la qualità dei servizi offerti. Le nuove procedure da un lato supporteranno le madri anche nel loro percorso di reinserimento sociale ove necessario; dall’altro garantiranno ai figli di ottenere, se lo vorranno, informazioni sulle proprie origini attraverso la redazione e la conservazione di una documentazione. Attivata una pagina dedicata, in sette lingue, (www.regione.toscana.it/mammasegreta) e un servizio telefonico di aiuto (055 4383001).