Papa Francesco con don Luigi Ciotti - Vatican News
I bambini e le bambine occupano la prima fila nella Sala del Concistoro del Palazzo apostolico in Vaticano. Aspettano con impazienza l’arrivo di papa Francesco. Come fanno tutti i bambini. Perché sono bambini, anche se con cognomi pesanti, di famiglie mafiose, calabresi e siciliane. Sono con le mamme, che hanno scelto di cambiare e di «uscire dai contesti inquinati dalla criminalità mafiosa», come le definisce il Papa. Protagoniste, coi loro figli, del progetto “Liberi di scegliere”, nato dalla collaborazione tra il Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria, Libera, alcuni ministeri e la Conferenza episcopale italiana che lo sostiene economicamente.
Sono ormai decine ad aver intrapreso questa scelta e oggi incontrano papa Francesco. Le accompagnano il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, il direttore di Caritas italiana, don Marco Pagniello, il presidente del Tribunale dei minori di Catania, Roberto Di Bella, “padre” del progetto quando era a Reggio Calabria, il suo successore, Marcello D’Amico, l’avvocato Enza Rando che ha seguito tante storie, il coordinatore del progetto, don Giorgio De Checchi. Con loro anche famiglie e suore che ospitano queste donne coi loro figli. Luoghi segreti perché, come dice don Ciotti «siete a rischio, vi stanno ancora cercando. Alcune sono dovute fuggire perché erano state individuate». Per questo, aggiunge, «serve una legge, un riconoscimento giuridico della vostra scelta, per farvi avere il cambio anagrafico». Perché queste donne, questi bambini, non sono né collaboratori di giustizia né testimoni, non hanno alcuna tutela.
«La politica – è l’appello di don Luigi – deve fare un piccolo sforzo, basta un articolo». Lo ripetono anche i due magistrati. «Senza don Luigi, senza la Cei, tutto questo non sarebbe stato possibile, ma ora serve una legge», avverte Di Bella. «Voi testimoniate il vostro coraggio ma al vostro cammino serve una consacrazione definitiva», aggiunge D’Amico.
Il Papa conosce il progetto e i problemi. E le sue parole lo dimostrano. «Voi siete nate e cresciute in contesti inquinati dalla criminalità mafiosa, e avete deciso di uscirne. Benedico questa vostra scelta, e vi incoraggio ad andare avanti». Quasi dieci anni fa, incontrando a Roma i familiari delle vittime innocenti delle mafie, aveva pronunciato parole molto forti. «Non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti, oggi, ai protagonisti assenti: agli uomini e alle donne mafiosi. Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi, smettete di fare il male! Ve lo chiedo in ginocchio». Oggi, davanti a donne che vengono da famiglie mafiose, ricorda quel giorno, l’ingresso nella chiesa di San Gregorio VII tenendo per mano don Luigi. «Una mia cugina – dice a braccio – mi scrisse “Stai attento con le cattive compagnie. Non è grano pulito”. Ma non è vero». Così Francesco ha chiamato don Ciotti a far parte del gruppo di lavoro sulla scomunica ai mafiosi e quando ha saputo del progetto “Liberi di scegliere” ha subito voluto incontrare queste donne. «Voi sapete che tra i discepoli di Gesù c’erano anche alcune donne. Quelle donne – come del resto gli uomini – non erano persone perfette, non erano “angeliche”: erano donne provate dalla vita, a volte “contagiate” dal male. Erano donne che Gesù ha accolto con compassione con tenerezza e le ha guarite. Pensiamo alla Maddalena. Con Lui hanno fatto il cammino della liberazione. È così: si diventa liberi non per magia, ma camminando con il Signore, condividendo i suoi passi, la sua strada, che passa necessariamente attraverso la croce e porta alla risurrezione».
Francesco vede quei volti, oggi gioiosi ma spesso preoccupati. «Immagino che ci siano momenti di paura, di smarrimento, è normale. In questi momenti pensate al Signore Gesù che cammina al vostro fianco. Non siete sole, continuate a lottare. Vi consiglio di tenere sempre con voi un piccolo Vangelo. Ogni giorno leggetene un brano, con calma, e immaginate di essere con Lui». E aggiunge: «Vedremo come possiamo fare per farvi arrivare il Vangelo». Detto e fatto, e in pochi minuti tutte le donne hanno in mano un Vangelo dono del Papa.
Davvero una bella giornata. «Vogliamo dare una possibilità di riscatto – dice don Pagniello –, una nuova vita. Dobbiamo essere “spacciatori” di opportunità, soprattutto per i giovani». «Il vostro coraggio – dice Enza Rando rivolgendosi alle donne – è diventato vita». Come una di loro, giovane mamma, che con orgoglio racconta che si sta laureando con una tesi proprio su “Liberi di scegliere”. «Bisogna raccontare le vostre storie per dimostrare che è possibile – dice ancora don Luigi –. Donne, che si ribellano alla “legge” del clan e cercano una strada per uscirne. La loro è una ribellione di cuori e di coscienze. Donne che nonostante i codici culturali consolidati dicono “Basta!”». Donne che ora sanno che il Papa è con loro. «Ciao Papa!», saluta una di loro.