sabato 3 dicembre 2016
Il Coordinamento Nazionale CoNaGGA traccia l’identikit di chi si gioca lo stipendio alle slot: «È la classica persona normale»
Il giocatore patologico? L'operaio di mezza età con figli
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Maschio, da 35 a 55 anni, sposato e con figli, fa l’operaio e ha uno stipendio fisso, ha la licenza media inferiore, è incensurato e quando ha fatto reati li ha fatti contro il patrimonio. Insomma “una persona normale”. È l’identikit del giocatore d’azzardo patologico (gap), frutto di una ricerca del Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo (CoNaGGA) in collaborazione col Cnr di Pisa. Un lavoro frutto dell’analisi su 750 gap trattati dal CoNaGGA che dal 2000 raccoglie enti senza fine di lucro che effettuano trattamenti di gruppo per giocatori d’azzardo patologici.

In questi anni sono state ben 9.528 le richieste di aiuto ricevute e 4.638 i gap accolti nei gruppi settimanali degli enti. Un fenomeno che, purtroppo, è in crescita, così ogni mese vengono effettuati 228 gruppi, in 31 località diverse. Da questo impegno emergono le caratteristiche del giocatore patologico. Oltre a quelle descritte troviamo ancora che dichiara una dipendenza patologica da apparecchi (slot o vlt), gioca da parecchi anni ma il gioco è diventato un problema negli ultimi 3-4 anni, gioca per vincere denaro e spende al gioco più denaro di quanto guadagni, la maggior parte ha dei debiti e generalmente più alti del proprio reddito netto annuale, ha una forte dipendenza da tabacco e anche da alcool, ma non ha mai avuto problemi di salute mentale.

«Come si vede dalle caratteristiche specifiche – è la riflessione del Co-NaGGA – la maggior parte dei giocatori è la cosiddetta “persona normale” ma questo non è stato sufficiente per esimerla dal rischio di sviluppare una dipendenza patologica». La ricerca, che è stata presentata ieri a Fano in occasione del XVII conve- gno annuale del Coordinamento, fa emergere alcune caratteristiche del gap molto preoccupanti. Intanto riguarda davvero tanti, infatti se il 34,3% è operaio, troviamo disoccupati (17,9%), pensionati (16,3%), impiegati (12,2%), commercianti (6,8%). Per quanto riguarda il titolo di studio il 41,1% ha la licenza media inferiore, ma c’è anche un 30,7% col diploma di maturità. Gran parte di loro, il 94,9%, usa “giochi” fisici mentre solo il 5,1% quelli online. Quali sono i preferiti? In testa slot e vlt (65,8%), poi scommesse (12,1%) e gratta e vinci (7,9%). Giocatori incalliti. Infatti il 44% “gioca” da più di 10 anni. Per il 38,3% è diventato un problema da 2-4 anni, per il 25,8% lo è diventato da 5-7. Eppure non smettono.

Perché? Il 75% dice che “gioca” per vincere denaro, mentre solo il 18% per passare il tempo e appena il 7% per divertimento. Il 36,1% afferma di aver avuto vincite importanti che hanno modificato il suo rapporto con l’azzardo. Ma non la vita. E, infatti, ben il 63,4% “gioca” annualmente importi superiori al proprio reddito. Infine il preoccupante capitolo dipendenze. Ben il 73% dichiara di essere dipendente da tabacco, ma uno su quattro lo è da alcol. L’11% da sostanze stupefacenti, il 3% da shopping e solo l’1% da Internet. Anche per questo il CoNaGGA assicura che «continuerà costantemente nel suo impegno, nella speranza che un po’ alla volta si possano ridurre i rischi di dipendenza e che il gioco d’azzardo diventi sempre meno un fenomeno drammatico per tante famiglie».

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