martedì 11 aprile 2017
Sulle regole di voto quella dell'ex segretario del Pd per molti è solo una provocazione per stanare gli avversari. Ma le bocce restano ferme fino alle primarie
L'ex segretario del Pd durante la puntata di Porta a porta di ieri

L'ex segretario del Pd durante la puntata di Porta a porta di ieri

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Matteo Renzi continua a buttare la palla in campo, ma come aveva promesso dopo la sconfitta referendaria, l’ex premier sulle riforme non intende più dare le carte. Così l’apertura fatta ieri sera a Porta a porta per l’eliminazione dei capilista bloccati per la legge elettorale sembra più una provocazione che non una linea politica del suo Pd. L’idea piace un po’ a tutti i partiti, con la sola eccezione di Forza Italia. E però subentrano due ordini di fattori, da considerare in un ragionamento sulle sorti del nuovo sistema di
voto che si renderà necessario per tornare alle urne con un metodo omogeneo per la scelta di deputati e senatori (così come chiesto dal presidente della Repubblica Mattarella, all’indomani della seconda sentenza della Consulta,
quella sull’Italicum).

Finora l’interlocutore privilegiato di Renzi per le riforme è stato Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia, però, ha sempre insistito per non eliminare la scelta dei candidati da parte delle segreterie di partito. Così quella dell’ex premier del Pd potrebbe essere una provocazione, per stanare l’ex Cavaliere e rimetterlo al tavolo della trattativa. Con un avvertimento: se non si siederà lui, il Pd è pronto a trattare con Grillo.

E però è anche vero che a tutti i vertici dei partiti, M5S in testa, fa molto comodo in questa fase politica magmatica avere il coltello
dalla parte del manico. Vale a dire mantenere il potere di decidere chi sarà il candidato e dove. Non ultimo allo stesso Renzi.

Per ora dunque si attende, anche se il capogruppo in Commissione affari costituzionali, il pd Emanuele Fiano nega che si tratti di «un gioco delle tre carte».

Resta il fatto che il ragionamento renziano nel salotto di Bruno Vespa appare per ora a livello di chiacchierata del tutto fine a se
stessa. Perché, fino a che non saranno chiusi i gazebo delle primarie dem e non sarà proclamato il segretario del Pd, sulla legge elettorale non si muoverà nulla.

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