Erano veri e propri "fantasmi". Si materializzavano nei campi della Maremma, dove venivano sfruttati per 15-16 ore al giorno. Poi scomparivano fino al giorno dopo. Centinaia di lavoratori, sia italiani che stranieri, pagati 2,5 euro l'ora, erano al servizio di tre aziende agricole nella zona tra Grosseto e Livorno.
Lo ha scoperto la Guardia di Finanza di Piombino, che ha fatto emergere "le opprimenti condizioni di lavoro, cui sarebbero stati sottoposti i braccianti agricoli". I reati contestati ai datori di lavoro sono intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro i reati per i quali i tre responsabili delle aziende, spiega la Gdf in una nota, sono stati deferiti.
In pratica, alla manodopera veniva chiesto solo di sottoporsi a turni massacranti, senza poter chiedere nulla in cambio: non un contratto, visto che le posizioni dei lavoratori erano tutte in nero, non uno stipendio dignitoso, visti i livelli infimi dei soldi corrisposti all'ora, non una qualsiasi rivendicazione. Anzi, i braccianti erano spesso minacciati di licenziamento e finivano vittime di aggressioni verbali. Niente ferie, nessuna copertura previdenziale e assicurativa, nessuna regola. Di notte, poi, i "fantasmi" erano costretti a vivere in un casolare abusivo sugli stessi terreni delle aziende agricole, "in condizioni igienico-sanitarie precarie", senza riscaldamento e allaccio alla rete idrica e senza acqua potabile, con il costo dell'affitto decurtato dalla paga.
I tre imprenditori, secondo le Fiamme Gialle, ricevuti gli avvisi di garanzia, "hanno immediatamente proceduto al pagamento delle
sanzioni amministrative nel frattempo già contestate da Gdf e Inps, versando nelle casse dell'Erario circa 5.800.000 euro". I numeri sono abbastanza impressionanti. Gli indagati si sarebbero resi responsabili "delle violazioni amministrative in materia di lavoro riferibili a 854 rapporti di impiego, con l'applicazione di 571 distinte maxi sanzioni per lavoratori completamente in nero nonché di ulteriori 283 sanzioni per infedeli registrazioni sul Libro unico del lavoro".