Nicola Oddati, responsabile delle Agorà democratiche
«Meno social, meno virtuali e più prossimità sociale. Questa mi pare la prima indicazione che viene dalle Agorà». Nicola Oddati rilancia la sfida alla politica leaderistica basata sui ' like'. Meno dirette Facebook, più discussioni fra i cittadini ai quali non basta pigiare un tasto: è questo il nuovo stile del Pd di Enrico Letta, in nome del famoso 'campo largo', «ma in realtà è un sasso lanciato nello stagno di cui tutti possono approfittare. Anche i simpatizzanti, o semplicemente gli appassionati di politica». Oddati, membro della direzione del Pd, è un po’ il trait d’union fra la segreteria Zingaretti, di cui è stato di fatto l’'uomo macchina', e la gestione di Letta, che l’ha indicato come responsabile delle 'Agorà democratiche', il «progetto bandiera» del nuovo corso. Un percorso garantito da nomi prestigiosi chiamati dal segretario. Sei «osservatori indipendenti», li definisce Oddati: lo scrittore Gianrico Carofiglio, tre donne (Elly Schlein, Monica Frassoni e Annamaria Furlan) lo storico Andrea Riccardi e l’economista Carlo Cottarelli. «Le Agorà sono un salto di qualità dell’idea di 'Piazza grande' della segreteria Zingaretti. Quei 18 mesi sono stati importanti, non solo per il Pd. Fino alle sue dimissioni. Un gesto di grande generosità e disinteresse personale, di cui non ricordo tanti precedenti ».
Che cosa sono le Agorà, se dovesse sintetizzare?
Le definirei una 'cessione di sovranità' da parte degli organismi dirigenti, a favore degli elettori, che acquisiscono oltre a una possibilità di partecipazione, un potere di iniziativa, che arriva fino alla possibilità di cambiare il programma di un partito.
Non bastano i social per fare questo?
È un’illusione. I social non sono uno strumento attraverso il quale poter contribuire ad elaborare proposte, progetti, una linea politica.
Che risposta avete avuto?
Finora si sono svolte circa 300 Agorà e hanno partecipato circa 80mila persone, 15mila dei quali si sono iscritti alla piattaforma e sono diventati cittadini delle Agorà democratiche. Sono state avanzate oltre 400 proposte sui due grandi temi: 'La democrazia che vogliamo' e 'L’Italia che vogliamo'. In tanti ci sollecitano a cambiare il Pd e la politica, ad aprirci ai problemi reali: il lavoro, la protezione sociale, l’ambiente, la scuola.
Come si partecipa?
Il meccanismo è molto semplice. Basta andare sul sito, www.agorà democratiche. it, registrarsi e si può proporre un’Agorà sui temi indicati. Può essere svolta in presenza, in forma ibrida o in piattaforma. Per essere valida basta sottoscrivere la carta dei valori e basta che partecipino, registrandosi in piattaforma, almeno 5 iscritti al Pd e 5 non iscritti. Alla fine si possono avanzare in piattaforma fino a 5 proposte che possono essere sostenute da tutta la platea.
Chi garantisce sulla effettiva democraticità della discussione e delle decisioni?
Nell’idea di Letta i sei osservatori devono contribuire proprio a questo scopo, aprendo le porte il più possibile. Tante forze 'esterne' stanno già partecipando alle Agorà: Articolo 1, Demos, Verdi, tante esperienze civiche. È l’idea di 'campo largo' sulla quale avevamo già cominciato a lavorare con Zingaretti.
Questa fase eccezionale, fra riesplosione dei contagi e l’elezione del capo dello Stato, impone ora uno stop?
No, non sospenderemo le Agorà. Anzi. Discuteremo insieme anche di questo. La linea di Letta è chiara: per il Colle occorre una larga condivisione, una larga maggioranza. In questo momento il nostro problema di fondo è difendere il Paese dalla pandemia e dalla crisi sociale. E questo deve ispirare la nostra scelta. iniziativa, anche sul programma».