domenica 5 dicembre 2021
In legge di bilancio fissato, per le persone bisognose di assistenza, il diritto a prestazioni domiciliari e a servizi socio-sanitari integrati. Stanziati 100 milioni ma ne servono almeno il triplo
Grandi obiettivi e poche risorse: non autosufficienti, serve uno sforzo

Ansa

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Nella legge di Bilancio in discussione al Senato c’è, seppur un po’ nascosta, una vera rivoluzione per le persone non autosufficienti e per chi le accudisce in casa. O meglio: si tratta della scintilla che può innescare la rivoluzione e favorire una domici-liarità di qualità nell’assistenza agli anziani, valorizzando la loro parziale autonomia, scongiurandone il più possibile l’ospedalizzazione. E nel contempo, dare supporto e sollievo a famiglie e personale di assistenza. L’articolo 43 della manovra, infatti, fissa i Livelli essenziali delle prestazioni sociali per la non autosufficienza, di fatto anticipando il varo della relativa legge quadro, che potrà poi godere anche dei fondi previsti dal Pnrr. C’è però un 'ma' importante. Questa scintilla ad oggi è sottofinanziata e si rischia che sia troppo 'debole' per innescare davvero la rivoluzione.

Per non sprecare l’occasione, dunque, si stanno mobilitando sia esperti, come Cristiano Gori, portavoce delle associazioni riunite nel Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, sia alcuni parlamentari per accrescere la dotazione nella legge di Bilancio e far partire effettivamente la riforma. Ma andiamo con ordine. I nuovi Livelli essenziali delle prestazioni sociali per la non autosufficienza - in sigla Leps - tratteggiati nella legge di Bilancio prevedono interventi per «l’assistenza domiciliare sociale e l’assistenza sociale integrata con i servizi sanitari, per persone anziane non autosufficienti o con ridotta autonomia o a rischio di emarginazione ». Anche attraverso «soluzioni abitative, in coerenza con la programmazione degli interventi del Pnrr, mediante ricorso a nuove forme di coabitazione solidale delle persone anziane, rafforzamento degli interventi delle reti di prossimità intergenerazionale e tra persone anziane, adattamenti dell’abitazione alle esigenze della persona con soluzioni domotiche e tecnologiche che favoriscono la continuità delle relazioni personali e sociali a domicilio, compresi i servizi di telesoccorso e teleassistenza».

Particolarmente importanti poi i «servizi sociali di sollievo per le persone anziane non autosufficienti e le loro famiglie, quali: il pronto intervento per le emergenze temporanee, diurne e notturne, gestito da personale qualificato; un servizio di sostituzione temporanea degli assistenti familiari in occasione di ferie, malattia e maternità; l’attivazione e l’organizzazione mirata dell’aiuto alle famiglie valorizzando la collaborazione volontaria delle risorse informali di prossimità e quella degli enti del Terzo Settore». Ancora, la norma in manovra prevede «servizi sociali di supporto per le persone anziane non autosufficienti e le loro famiglie, quali: la messa a disposizione di strumenti qua-lificati per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro degli assistenti familiari in collaborazione con i Centri per l’impiego del territorio; nonché l’assistenza gestionale, legale e amministrativa alle famiglie per l’espletamento di adempimenti ». Infine, nuovi punti unici di accesso presso le Ats e definizione di un progetto di assistenza individuale integrata. Per chi abbia esperienza dell’assistenza di un anziano a casa questi impegni sono paragonabili a un’oasi per chi si è perso nel deserto dei servizi.

Ma affinché tutti questi interventi – che nelle intenzioni del legislatore dovrebbero diventare Livelli essenziali, dunque diritti esigibili in tutto il territorio nazionale – non si rivelino l’ennesimo miraggio occorre finanziarne adeguatamente l’avvio. «Siamo a una svolta importante – spiega Livia Turco, già ministra nei governi Prodi e oggi fra i componenti del comitato tecnico costituito dal ministro della previdenza sociale Andrea Orlando –. Di fatto si può anticipare l’avvio della legge delega sulla non autosufficienza. Ma occorre aumentare i fondi previsti che oggi sono limitati a 100 milioni di euro per il 2022, 200 nel 2023, 250 nel 2024 e infine 300 milioni nel 2025. Sarebbe necessario invece iniziare con 300 milioni già per l’anno prossimo e poi aumentare gradualmente per arrivare a regime a un impegno complessivo di 1,1 miliardi di euro».

«Abbiamo presentato alcuni emendamenti in questa direzione che pensiamo possano essere accolti», conferma il capogruppo Pd in commissione Bilancio del Senato Antonio Misiani. Partire già a gennaio con una dotazione consistente offrirebbe maggiori garanzie per l’avvio della riforma e, quindi, di reale cambiamento per l’assistenza ai non autosufficienti.

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