sabato 2 settembre 2017
Economia, ma anche migrazioni e prospettive politiche nell’intervento del premier Paolo Gentiloni al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Ecco i passaggi più significativi
Il premier Paolo Gentiloni al Forum Ambrosetti (Ansa)

Il premier Paolo Gentiloni al Forum Ambrosetti (Ansa)

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Economia, ma anche migrazioni e prospettive politiche nell’intervento del premier Paolo Gentiloni al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Ecco i passaggi più significativi.

I veri meriti

«I miracoli, se qualcuno li fa, li fanno gli italiani, le famiglie, le imprese, io mi sono limitato in questa fase a proseguire e attuare le riforme avviate. Io ho cercato di dare più serenità al nostro Paese e di fare conti con alcune sfide più difficili».

La crisi e le occasioni

«Possiamo finalmente dire che abbiamo lasciato alle spalle lasciato alla spalle la crisi più acuta avuta dal dopoguerra, e quindi abbiamo un’Italia capace di partecipare alle occasioni positive che si stanno dischiudendo a livello internazionale e nell’eurozona in particolare. Poi si può discutere se a queste occasioni positive noi parteciperemo stando nel gruppo di testa o nei paesi più lenti, quelli con maggiori difficoltà. Siamo partiti certamente più indietro e da noi la crisi è stata più dura e più acuta che non in altri Paesi. Ma se parti da molto indietro hai delle chances maggiori di altri».

Migrazioni bibliche

«Abbiamo gestito flussi migratori di dimensioni bibliche in Europa nell’ultimo anno e mezzo, abbiamo dimostrato che è possibile ridurre questi flussi senza rinunciare a principi di umanità e civiltà».

Le sfide per chi governa

«In Italia non vincerà la politica ridotta a insulto, la negazione della scienza, la derisione della competenza. Siamo a livelli di conoscenza, di benessere e di salute senza precedenti ma anche di paura e di ansia identitaria senza precedenti. Chi governa deve saperlo e farci i conti, tenendo presente gli obiettivi di sicurezza, stabilità geopolitica e governo dei flussi migratori».

Un Paese affidabile

«In tanti decenni l’Italia ha pagato la precarietà dei nostri governi, ma non dobbiamo confondere questi prezzi pagati con una presunta instabilità, che non c’è mai stata nelle scelte fondamentali del nostro Paese. Negli ultimi 70 anni sulle grandi scelte di politica economica, di politica estera, di apertura degli investimenti, è difficile trovare un paese più stabile nei fondamentali dell’Italia».

Pecora nera

«Non mi sta bene il turnover dei governi ma questo non va confuso con un’instabilità di fondo che non c’è, non abbiamo riservato brutte sorprese ad alleati e investitori che hanno scommesso sull’Italia e non le riserveremo in futuro. L’Italia non può essere descritta come la pecora nera in un gregge europeo caratterizzato da una grande stabilità di governo e da maggioranze tranquille».

Banche, regole faticose

Abbiamo fronteggiato le maggiori crisi bancarie salvando il risparmio. È stata un’operazione estremamente faticosa, fatta con fatica nel rispetto delle regole europee. Il dibattito è ora se queste regole funzionano. Noi le abbiamo rispettate e possiamo rivendicare che il nostro sistema è sotto controllo e questo è un elemento di fiducia per il nostro sistema economico».

Il sentiero stretto

«Abbiamo gradualmente recuperato un equilibrio nei conti pubblici, senza ammazzare la crescita. Pier Carlo Padoan parla sempre di questo sentiero stretto. Ma questo sentiero stretto ha funzionato. Si recupera credibilità nei conti pubblici senza uccidere la crescita e conservando un avanzo primario che ormai da 20 anni non ha eguali nelle grande economia europea».

Bilancio e diseguaglianze

«Siamo stati capaci di gestire le sfide su banche e migranti, ora si tratta di gestirle fino a una conclusione ordinata della legislatura, innanzitutto con una buona legge di bilancio, buona primo perchè non faccia danni, e secondo continuando ad accompagnare la crescita e facendo il possibile per il lavoro dei giovani, per l’innovazione sulla scia di Industria 4.0, per la riduzione delle diseguaglianze sociali».

Dai numeri al lavoro

«Sappiamo che i numeri, diciamo discreti, faticano a tradursi in lavoro, in riduzione del disagio sociale, ci vuole tempo e continuità ed è quello che cercheremo di fare con la legge di bilancio».

Lo scandalo di Sud, donne e giovani

«Si assiste alla ripresa del lavoro che è scandalosamente insufficiente se pensiamo ai dati del Mezzogiorno, delle donne, dei giovani. E tuttavia una ripresa del lavoro grazie alle riforme fatte in questi anni che hanno funzionato è significativa. 23 milioni di occupati per l’Italia sono un record».

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