La prossima sfida dell’acqua Fonte Margherita è l’alta ristorazione. E lo fa con una nuova bottiglia di design che nelle forme ricorda le bottiglie di latta che – tra gli anni ‘50 e ‘70 – erano utilizzate dalle famiglie per andare a prendere il latte nei negozi alimentari. Un omaggio alla tradizione del vuoto a rendere che l’azienda ha sempre portato avanti nel suo stabilimento di acqua e oggi, per la prima volta, anche nel mondo della ristorazione.
Il più antico impianto d’imbottigliamento del Veneto – la fonte risale al 1845 - è stato rilevato a un passo dal fallimento nel febbraio 2017 da Denis Moro. Il giovane imprenditore ha sfidato il mercato e le multinazionali con una produzione esclusivamente in vetro puntando su sostenibilità, innovazione di prodotto e creazione di una nuova immagine del marchio. «In questi mesi – spiega l'imprenditore – abbiamo gradualmente ripreso in mano tutte le fasi dell’imbottigliamento fino a quando Fonte Margherita è tornata all’equilibrio economico e finanziario. Dopo aver ridisegnato l’azienda partendo dalle radici del suo territorio con l’obiettivo di darle una nuova identità, siamo pronti per lanciarla su scala nazionale. È il momento di puntare in alto e far scoprire le acque delle Piccole Dolomiti, tra le migliori d'Italia per leggerezza, con un residuo fisso di 47 mg/l e un Ph di 6.9».
Il design della nuova bottiglia è stato sviluppato da Vetrobalsamo, produzione bottiglie speciali di Milano. L’intenzione è quella di richiamare la forma della bottiglia di latte attraverso otto facce o coste poligonali. La particolarità è la scritta che appoggia sul fondo - Acqua da bere – una dicitura insolita che vuole sottolineare la qualità dell’acqua minerale, elevandola a un livello superiore. Il vetro della nuova bottiglia ottagonale è bianco, una trasparenza scelta appositamente per far vedere il prodotto all’interno.
«Per produrla – sottolinea Matteo Scarci, responsabile prodotto e marketing - è stata utilizzata una tecnologia a impatto zero, tramite ossiocombustione, che non crea fumi e prodotti di scarto». Una scelta etica che si aggiunge alla pratica del vuoto a rendere, a supportare l’impegno nella sostenibilità che muove le decisioni dell’azienda, a partire dalla scelta di Vetrobalsamo. «Abbiamo scelto di collaborare con loro – continua Moro - perché sono tra i pochi rimasti in Italia a lavorare in modo artigianale, percorrendo allo stesso tempo pratiche ecosostenibili». La bottiglia nasce per ricordare la tradizione, anche attraverso il design dell’etichetta. Studio e ricerca sono stati alla base di ogni scelta per rispettare l’immagine del marchio: per questo è stato rispolverato un archivio storico di 110 grafiche, studiate e analizzate per ricreare un’immagine iconica e contemporanea, che rispettasse quella originale, riportando nel 2018 l’identità di un’azienda con radici profonde nel suo territorio.
Per Nicola Sartore, socio di Denis Moro, è «difficile valutare l’effetto occupazionale sulla catena di valore, dalla produzione alla distribuzione». «Certo è che alta ristorazione è solo un tassello - precisa - in un piano di ripartenza basato su ampliamento gamma e aumento volumi per riutilizzare capacità disponibile. L’idea di creare nuove opportunità di business è comunque propedeutico per lo sviluppo dell’azienda, aumentando le competenze all’interno dell’azienda stessa e le sue risorse».
L'azienda, comunque, riparte con l'esperienza fondamentale della vecchia guarda, ma necessaria discontinuità gestione, quindi forze giovani sono fondamentali per aspetti quali digitalizzazione di processi e modernizzazione sui generis. «Fare un lavoro "vecchio" come imbottigliare acqua non vuol dire che non si possa integrare con strumenti e progetti di management più moderni - aggiunge Nicola -. Crediamo nei giovani e chi gestisce l’azienda ha meno di 30 anni, con un responsabile di produzione di 25 anni e un responsabile Amministrativo di 22. In futuro, oltre allo sviluppo dei processi già esistenti, anche in altre funzioni quali quelle del marketing, avremo bisogno di nuovi strumenti richiedono competenze nuove in questo mercato. Innovazione non è legata a settori, ma alle aziende. Ci possono essere aziende innovative anche in settori tradizionali, e speriamo di essere tra queste aziende».
Inoltre si intende rafforzare il rapporto con il territorio: «Nell’ottica di rimanere locali e di comunicare i nostri valori abbiamo assolutamente bisogno di un collegamento stretto con le scuole. Già due casi di alternanza scuola lavoro in estate e da questi speriamo nascano i futuri gestori della fonte».