Con la definizione dei collegi (pratica che va portata a termine per decreto entro 30 giorni dall’approvazione della nuova legge
elettorale, quindi ci sono ancora un paio di settimane di tempo) e con l’approvazione della Legge di Bilancio la legislatura volge al termine.
LA DATA DEL VOTO
La risicata e ballerina maggioranza del Senato non consente chissà quali margini di manovra per proseguire, ma Sergio Mattarella – nel solco del dettato costituzionale – aspetta di conoscere dal capo del governo lo stato dell’arte, per sapere se c’è l’intenzione o la necessità di portare nuovi argomenti all’esame del Parlamento. Tecnicamente, infatti, la legislatura chiude i battenti il 15 marzo, e la data del voto andrebbe fissata fra i 45 e i 70 giorni da quella data, e dunque nell’arco del mese di maggio. Ogni altra data di scioglimento diversa dal 15 marzo darebbe luogo, comunque, a uno scioglimento anticipato, ma non è intenzione del Quirinale trascinare inutilmente la legislatura se non se ne si registrassero le condizioni.
Fra i temi sul tappeto di particolare interesse sono i seguenti:
CITTADINANZA
Il Pd ha manifestato l’intenzione tramite il segretario Matteo Renzi di rompere gli indugi e andare alla seconda e decisiva votazione di Palazzo Madama. La “finestra” libera è quella del 29 novembre, quando il Senato dovrebbe aver concluso il primo esame della legge di Bilancio. La norma già approvata dalla Camera prevede l’introduzione dello ius culturae, Acquistano il
diritto alla cittadinanza quei minori, che siano nati in Italia o vi abbiano fatto ingresso entro il dodicesimo anno di età, che abbiano frequentato regolarmente un percorso formativo di almeno cinque anni sul territorio nazionale. Si prevede inoltre che sia cittadino italiano chiunque nasca in Italia da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo. Alternativa popolare (il cui voto è decisivo al Senato) aveva chiesto modifiche
e quindi di evitare di apporre la questione fiducia, che ora invece il Pd sarebbe orientato a porre. D’altro canto sul progetto convetgono anche i partiti della sinistra (MDP, Sinistra italiana) per cui i numeri potrebbero esserci se solo Ap scegliesse di abbandonare l’aula, abbassando il numero legale, mentre il voto espresso di astensione al Senato verrebbe in base al
regolamento assommato ai “no”.
FINE VITA
Matteo Renzi ha annunciato dal suo tour in treno che intende portare a termine prima della fine della legislatura anche le Dat (dichiarazioni anticipate di trattamento). Anche qui si tratterebbe di approvare in via definitiva un testo già approvato dalla Camera che suscita ancora perplessità. In particolare, il punto più controverso è la possibilità di inserire fra le “cure” da poter rifiutare, nelle dichiarazioni, anche l’idratazione e alimentazione artificiale. Le dichiarazioni del paziente sono vincolanri per
il medico entro certi limiti, anche se è stato introdotto, rispetto al progetto originario, la possibilità dell’obiezione di coscienza.
BONUS BEBE’
Nella legge di Bilancio su richiesta di Ap e su pressione di Renzi dovrebbe essere reintrodotto il bonus bebè. Verrebbero stanziati (condizionale d’obbligo dopo i molti tira e molla) 185 milioni di euro per il 2018, più altri 403 milioni per il 2019 e il 2020, visto che il contributo è riconosciuto per tre anni. Il bonus natalità INPS consiste nell’erogazione di un assegno mensile per ogni figlio nato o adottato di età compresa tra i 0 e i 3 anni. Nel 2017, però, possono farne richiesta solamente i nati nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2017, entro 3 mesi dalla nascita (o dall’adozione). Con un ISEE inferiore a 25mila euro ma superiore ai 7mila sono previsti 80 euro mensili; con un ISEE inferiore a 7mila euro verrebbero erogati 160 euro mensili.