«Un migliaio». Su 11 milioniAnche per questo la Procura salentina nei mesi scorsi ha disposto il sequestro di computer al Cnr di Bari, all’università barese e al ministero delle Politiche agricole, ma quando ha bussato alla porta dello Iamb per avere i dati, le è stato risposto picche. Risultato? Non soltanto dalla fine del 2014 non si hanno notizie sull’infezione e sulla sua (reale) diffusione, ma neppure è stata dimostrata la patogenicità del batterio sugli ulivi, né la sua correlazione con il fenomeno del disseccamento rapido di cui sarebbero vittime gli ulivi della provincia di Lecce. Eppure alcuni ricercatori del Cnr barese e dell’università di Bari parlano da un anno di «epidemia» e «diffusione sull’intero territorio» salentino. Donato Boscia, dirigente dell’Istituto di Virologia vegetale del Cnr di Bari, un paio di settimane fa diceva che «il numero degli ulivi infetti ha superato il migliaio». Sugli undici milioni presenti nel leccese.
Basta l’«ispezione visiva»Certezze scientifiche del resto non occorrono più dal 26 settembre scorso, quando il ministero delle Politiche agricole emana un decreto (per recepire le disposizioni Ue) nel quale si mette nero su bianco che vanno eliminate «tutte le piante infette o ritenute tali sulla base di ispezioni visive che mostrano sintomi ascrivibili a Xylella senza alcun esame analitico». Basta quindi che – poniamo – un agronomo veda un paio di rami secchi d’un ulivo salentino, annoti che si tratti di Xylella e le motoseghe possono accendersi.
Principii scientificiStrano. Perché se è vero che la Ue aveva disposto di sradicare gli ulivi, lo è anche che la stessa Ue preveda «la delimitazione esatta delle zone su principii scientifici, sulla biologia dell’organismo specificato e dei suoi vettori, sul livello d’infezione, sulla presenza dei vettori e sulla distribuzione delle piante potenzialmente ospiti nell’area interessata». Sarebbe a dire tutto ciò di cui non si ha notizia. La certezza che sia solo Xylella e che abbia colpito tutti gli ulivi della provincia leccese è solamente nelle frasi «è un’epidemia» ed «è diffusa sull’intero territorio» ripetute da alcuni ricercatori pugliesi, assunte poi nell’ordine da Regione, governo e Ue e infine concretizzate nel Piano che prevede lo sradicamento degli ulivi (compresi quelli sani nel raggio di cento metri) e il massiccio spargimento di pesticidi. Piano però bloccato fino al 14 dicembre dal Tar del Lazio (competente perché iniziativa del ministero).
Perché "secretare" i dati?Allora si torna infine di nuovo a quei numeri, quelle analisi e quei risultati top secret. Con la domanda inevitabile: perché il Cnr o l’università barese o quell’Osservatorio (o tutti e tre insieme) non rendono pubblici numeri, analisi e risultati? Ce n’è anche una seconda, di domanda: perché nessuno di quegli enti s’è mai preoccupato di analizzare anche i molti ulivi che, apparentemente colpiti dalla Xylella ed evidentemente disseccatisi, sono poi rifioriti (in senso letterale)?
Occhio alla saluteAnche la "Lega italiana per la lotta ai tumori" ha presentato ricorso contro le strategie fitosanitarie di contrasto alla Xylella, perché (riferendosi al massiccio spargimento di pesticidi previsto dal Piano), «appaiono di grave nocumento alla salute umana e ambientale». E aggiunge Marilù Mastrogiovanni, autrice del libro "Xylella report. Attacco agli ulivi secolari del Salento": «Lo dice anche l’Efsa (l’autorità europea che fornisce consulenza scientifica sulla sicurezza dei cibi, ndr), usare pesticidi per uccidere i potenziali vettori della Xylella provocherebbe gravi danni ambientali».