martedì 11 ottobre 2022
Il congedo del premier ai suoi: orgogliosi del lavoro fatto, risultati grazie a entusiamo e collaborazione
La foto di gruppo di Mario Draghi con i ministri diffusa da Palazzo Chigi

La foto di gruppo di Mario Draghi con i ministri diffusa da Palazzo Chigi - Ansa

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Una foto di gruppo, sullo scalone di Palazzo Chigi. E un brindisi rapido, con spumante rigorosamente italiano, nella sala del Consiglio dei ministri, per un congedo «sobrio, modello Draghi», scherzano i ministri all’uscita da Palazzo Chigi. Si chiude così, almeno sul fronte delle riunioni di governo, l’esperienza di Mario Draghi alla guida del Paese. È un congedo da “ultimo giorno di scuola”, la chiusura di un cerchio, la parola fine suggellata da un sorriso che vuole lasciarsi alle spalle divisioni, frizioni e un finale che lascia a molti, nelle file del governo, l'amaro in bocca. Sono trascorsi venti mesi oramai, in cui grazie al lavoro e all’impegno di tutti, ci tiene a sottolineare il premier, l’Italia è tornata a essere «protagonista in Europa e nel mondo». La riunione di governo, con ogni probabilità l’ultima salvo improvvise esigenze tecniche, è finita e il premier ha chiesto a tutti di fermarsi per un saluto. Lo stesso farà subito dopo il sottosegretario Roberto Garofoli con i capi di gabinetto e i capi degli uffici legislativi dei ministeri. Il Cdm ha appena approvato il ddl delega che riordina le politiche per gli anziani non autosufficienti, uno dei 55 obiettivi del Pnrr da raggiungere di qui alla fine dell’anno.

E ha dato il via libera anche al Documento programmatico di Bilancio, il testo “di cornice” sulla finanza pubblica, già trasmesso ieri sera a Bruxelles: molti erano pronti a scommettere che sarebbe arrivato in ritardo alla Commissione Europea, ben oltre la scadenza canonica del 15 ottobre. E invece l'Italia ha fatto i compiti a casa, il file è già stato spedito per la prima volta con così largo anticipo, per non lasciare alcuna scadenza inevasa. Certo, mancano le cifre della manovra, che sarà il nuovo governo a dover disegnare. Ma serve a favorire quella «transizione ordinata» su cui il premier è tornato a sollecitare la sua squadra, proprio per “permettere” a chi verrà di «mettersi al lavoro da subito ».

È un dovere, dice Draghi, non solo per rispettare «le istituzioni di cui abbiamo fatto parte. Lo dobbiamo ai cittadini», ha sottolineato con enfasi, perché «i governi passano», ma «l’Italia resta». Il capo del governo ha parlato per l’ultima volta davanti ai suoi ministri, assente solo il titolare della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, perché impegnato sul dossier caldissimo dell’energia in vista della nuova riunione ministeriale di domani a Praga e del Consiglio Europeo del 20 e 21 ottobre, che sarà l’ultima apparizione internazionale di Draghi premier. Poi passerà il testimone «al nuovo esecutivo, espressione del risultato delle elezioni appena tenute».

Un passaggio che archivierà l’unità nazionale, adottata in un momento di «crisi profonda » e proseguita per 18 mesi grazie a «senso dello Stato» e, ha riconosciuto il premier, «un bel po’ di pazienza». C’è chi ha descritto come sollevato l’ex presidente della Bce, chi invece lo ha visto commosso. Pandemia, crisi economica, energetica e pure il ritorno della guerra in Europa, sono le sfide che questo esecutivo si è trovato davanti e che sono state affrontate grazie «all’entusiasmo e allo spirito di collaborazione » tra ministri, con le istituzioni e con gli enti locali.

E hanno portato risultati, dal Pnrr al «numero enorme di misure di sostegno economico» di cui andare fieri, certi che ora, ripete il premier, «altri sapranno completare » il lavoro fatto fin qui. Nei titoli di coda di questi 20 mesi non c'è spazio per divisioni: Draghi ha brindato anche al merito «del vostro entusiasmo, della vostra professiona-lità, del vostro spirito di collaborazione. L'unità nazionale è, per forza di cose, un'esperienza eccezionale, che avviene soltanto nei momenti di crisi profonda. Conservarla richiede maturità. I cittadini si aspettavano molto da voi e voi li avete serviti al meglio, potete essere orgogliosi di quanto fatto»

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