venerdì 8 marzo 2024
Come sfruttare l'inchiesta di Perugia in vista del voto in Abruzzo e soprattutto delle elezioni europee
Vittime, responsabili, indecisi. Che ruolo stanno giocando i partiti

Ansa

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Con il voto in Abruzzo alle porte e le elezioni europee sempre in vista, il gioco dei ruoli attorno al caso “dossier” assume contorni politici sempre più marcati. Un quadro in cui l’effettivo andamento dell’inchiesta giudiziaria conta molto poco, ma nel quale la capacità di cavalcare le indagini ha invece un peso specifico rilevante. Le parti che le forze politiche hanno scelto di interpretare in questo spettacolo pre elettorale sono già abbastanza chiare. La destra (per l’occasione più unita che mai) si adagia sul ruolo di vittima, consapevolmente incurante del fatto che non ci sono solo esponenti della sua coalizione tra gli spiati. Ma poiché il caso è esploso con un esposto del ministro Guido Crosetto, la strategia è politicamente legittima e forse anche efficace. Senza contare che è utile a Giorgia Meloni per attaccare anche il giornale coinvolto nell’affaire, Il Domani, il cui editore, assieme ai giornalisti interessati, è ora richiesto in audizione in commissione Antimafia dalla maggioranza.

Ci sono poi i 5 stelle, che hanno due fronti su cui muoversi. Uno, almeno in parte, è anche per loro quello del vittimismo, visto che tra gli schedati ci sarebbero pure il presidente pentastellato Giuseppe Conte e la sua fidanzata. Ma in ballo c’è anche la difesa di un loro deputato eccellente, Cafiero De Raho, che è stato a capo della Dna e quindi responsabile del famigerato ufficio Sos (da cui il caso è stato generato). Proprio per questo davanti alla commissione Antimafia, il parlamentare grillino è stato implicitamente criticato, dal numero uno attuale della super procura, Giovanni Melillo, che ha denunciato carenze notevoli nella gestione dei controlli sulle banche dati del centro segnalazioni, riscontrate al suo arrivo alla Dna e quindi, evidentemente, dovute alla gestione precedente. Allo stesso tempo, però, i 5 stelle hanno sempre difeso l’antimafia e perciò non possono neanche indugiare troppo nelle accuse di dossieraggio a loro danno e lo stesso Conte, per ora, continua a parlare solo di un ufficiale infedele, senza calcare la mano sulla presenza di mandanti più in alto e, anzi, ipotizzando che in alcuni casi possano esserlo stati i giornalisti coinvolti.

Infine il Pd, che dai dossier non è stato toccato in modo decisivo come in altri casi, e che quindi ha un certo imbarazzo nel denunciare fatti «di gravità inaudita» come fatto da Elly Schlein. Mentre allo stesso tempo anche i dem accusano la destra di delegittimare l’antimafia, così come continua a fare il M5s, in ossequio a una delle sue battaglie identitarie: la giustizia.

Difficile dire se tutto questo avrà un effetto sul voto abruzzese. Probabilmente le ricadute saranno piuttosto marginali, ma la destra, come è ovvio, proverà a usare il caso in tutti i modi. E se l’inchiesta e la relativa risonanza mediatica andranno avanti a lungo, sfrutterà senza dubbio la vicenda da qui alle europee. D’altronde Meloni non ha nascosto l’intenzione di dare battaglia fino all’ultimo e, assieme «all’elmetto», un’arma in più a disposizione per la campagna in atto, fa sempre comodo.

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