La baraccopoli del Ghetto di Rignano. Il dibattito sull'immigrazione è uno dei più avvelenati dalle fake news - ANSA/Franco Cautillo
Un osservatorio sulle dinamiche di diffusione delle fake news diffuse ad arte per avvelenare il dibattito, nei social e non solo. Ma anche una sorta di sportello virtuale interattivo, dove segnalare notizie la cui autenticità va verificata. Sono le finalità dell'iniziativa lanciata oggi dalla fondazione Openpolis e da Oxfam, l'organizzazione internazionale che si batte per la riduzione della povertà globale.
Openpolis ha infatti aperto sul suo sito una nuova sezione «Hate speech», discorso d'odio, in collaborazione con Oxfam Italia. L'idea è creare un osservatorio sulle notizie false, le "bufale", sui temi dell'immigrazione e dei diritti, che sia anche uno strumento di partecipazione attiva dei cittadini, con il canale interattivo #Checknews, una piattaforma con cui i lettori possono segnalare informazioni e contenuti trovati on line su questi temi, chiedendo di verificarle.
«Openpolis da sempre utilizza i dati - spiega Michele Vannucchi, analista politico di Openpolis - per raccontare storie e svolgere inchieste giornalistiche di interesse pubblico, per migliorare la qualità del dibattito. La pluralità delle idee è un elemento imprescindibile per una democrazia matura, a patto che queste si basino su elementi concreti e verificabili».
La sezione Hate speech si apre con un approfondimento dedicato al tema dello Ius Soli: una questione che nelle settimane scorse è stata riportata al centro dell’attenzione del dibattito pubblico. Il caso di studio «Giovani che si sentono italiani tra discriminazione e integrazione» sottolinea quanto i minori stranieri - che vivono nel nostro paese da anni - siano pericolosamente esposti ai discorsi d’odio. «Il nostro obiettivo non è solo trovare una terapia efficace contro i danni provocati dalle notizie malate d’odio – dichiara Elisa Bacciotti, responsabile campagne Oxfam Italia - ma anche promuovere lo sviluppo di una comunità di cittadini impegnati a diffondere attivamente questa possibilità di cura». Il progetto è sostenuto dal programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza dell’Unione Europea.