Un clochard in strada - michela_razza@libero.it
La triste escalation dei decessi tra i senza dimora continua. Nel corso del 2024 sono morti 434 homeless, dato che supera i 415 dell’anno precedente e i 399 del 2022, rivelandosi il più elevato da quando è stato attivato l’Osservatorio della Fio.psd, la rete degli organismi che si occupano di chi vive in strada.
Cifre drammatiche, che evidenziano come sul marciapiede si muoia tutto l’anno, non solo durante la cosiddetta “emergenza freddo”. I decessi riguardano persone che vivono in condizioni di particolare marginalità e isolamento, spesso lontane dal contatto con il sistema dei servizi presente nei territori, che non rimangono confinate solo all’interno delle grandi aree metropolitane, ma che abitano anche le province più piccole e le aree interne. Colpisce lo scivolamento in basso dell’età media, pari a 44,9 anni: un dimezzamento di fatto dell’aspettativa di vita (81,6 anni). Quella dei giovani tra i 17 e i 29 anni è infatti la seconda fascia più colpita (dopo i 40-49enni): rappresentano il 18% del totale delle morti tra le persone senza dimora, pari a 76 individui. Si tratta perlopiù di uomini (89%) e di nazionalità straniera (92%). Dall’indagine della Fio.psd sono emerse storie di ragazzi e ragazze finiti da poco in strada ma anche di molti che, nonostante la giovane età, avevano già accumulato anni di marginalità: almeno 1 su 4 viveva senza una dimora stabile e sicura da oltre due anni. Per quanto riguarda la nazionalità, il 61% delle persone decedute era di origine straniera.
Vivere in strada resta una condizione ad alto rischio, non solo per il freddo e le malattie: i numeri del 2024 evidenziano che quasi la metà dei decessi (47%) è attribuibile a eventi traumatici o accidentali, come aggressioni, incidenti e suicidi. I freddi numeri riflettono una condizione di estrema vulnerabilità, in cui fattori personali, sociali e ambientali si intrecciano aggravando situazioni spesso già precarie. Ma soprattutto appare evidente che la strada amplifica gli effetti causati da un malore generico, una caduta, una malattia lieve, così come dal “freddo” o dal “caldo”, rendendo fatali dei meri eventi naturali. Vivere senza un alloggio adeguato espone queste persone a rischi costanti, maggiori e diversi rispetto a quelli a cui è esposta la popolazione generale. I luoghi in cui sono avvenuti i decessi sono un chiaro indicatore delle condizioni di vita degli homeless. In primo luogo le morti sono avvenute in spazi pubblici, visibili e facilmente accessibili: nel 32% dei casi i ritrovamenti sono infatti avvenuti in strada, parchi e aree pubbliche. Poi ci sono i decessi avvenuti in baracche e ripari di fortuna (22%), Una parte di decessi si è infine verificata in ospedale (10%) e in carcere (8%).
A livello regionale, le aree con il maggior numero di decessi sono la Lombardia (18%, pari a 78 decessi) e il Lazio (12%, pari a 50 decessi). Significativi anche i dati del Veneto (11%, 48 decessi), della Campania (10%, 44 decessi) e dell’Emilia Romagna (9%, 39 decessi).
“Anche quest'anno non si arresta la strage silenziosa delle persone senza dimora. Muoiono d'inverno e muoiono d'estate - afferma la presidente Cristina Avonto - muoiono di freddo e purtroppo muoiono di caldo. Muoiono per malattie ma purtroppo anche di aggressioni e incidenti. Muoiono di indifferenza e nell'indifferenza. La Federazione non smetterà di provare a illuminare questa zona d'ombra e di vergogna di una società che si definisce avanzata e civile”. Il 2025 è purtroppo iniziato nel peggiore dei modi: dal 1° gennaio i decessi sono stati già 28.