lunedì 14 maggio 2012
Attori, ballerine e musicisti speciali al Festival delle abilità differenti. «Al di là degli stereotipi di perfezione e avvenenza, si può scoprire una bellezza viva, che si manifesta in ognuno di noi in modi infiniti».
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L’odore del legno antico di teatro scorre fino nelle vene, che ad averlo annusato una volta poi a riconoscerlo basta solamente il cuore. Le piccole ballerine cieche (della Fondazione Hollman di Padova) scaldano i muscoli induriti da suggestioni e paura. Le loro scarpette sono a posto ed anche il costume di scena, però controllano e ricontrollano tutto, non fosse che per esorcizzare la tensione. Anna Laura sussurra alla sua insegnante Laura «ma dopo ci trucchi, vero? Ci metti l’ombretto colorato?», Anna le dice sottovoce «mamma mia che bello... È un teatro vero!», Lara le spiega che «mi fa tanto male il ginocchio... Ma devo fare tutto bene lo stesso».Undici minuti senza spartito. Il grande, sontuoso palco incute soggezione. Intanto dietro le quinte del teatro comunale Luciano Pavarotti di Modena lo spettacolo è quasi più emozionante di quanto sarà sulle assi tirate a lucido. Maros Bango, tenore slovacco, è omone da centocinquanta chili e sta scaldando la voce in camerino: cieco, studia canto classico solamente da tre anni, ma ha gran talento di suo e una moglie, Alexandra, che è donna cieca, tosta e manager di Maros. Cristian Sanders invece è poco più che un ragazzino: olandese, autistico, le sue dita volano sui tasti a strappare note al pianoforte e dopo, durante lo spettacolo, getterà lo spartito e suonerà a memoria 11 minuti della Rapsodia ungherese di Listz.Oltre i propri limiti. Sono artisti. Spesso professionisti. E sono soltanto tali, perché la loro disabilità è questione di scarsa importanza: fumo negli occhi di chi guarda restando aggrappato solamente a quel che vede. Hanno dovuto lottare più degli altri per arrivare, ma adesso ci sono. E sono la «sorprendente bellezza» all’edizione 2012 del "Festival internazionale delle abilità differenti".Il piccolo grande Nick. Come Nick Vujicic, la cui storia scorre sul grande schermo della rassegna cinematografica nel cortometraggio "The butterfly circus", prodotto in appena 12 giorni nel Sud della California grazie all’impegno di 150 persone.Nick nasce senza braccia, né gambe e da bimbo viene pesantemente vessato dai bulli della sua scuola. Così via via la sua psiche affonda in un buco nero di tristezza e se la prende con Dio e lo supplica di fargli crescere braccia e gambe. Poi prende a capire: «Le mie condizioni sono d’ispirazione per molte persone». Si riconcilia allora con Dio e lo ringrazia di essere vivo. E la svolta accade poco dopo. Quando sua mamma mostra un articolo da un giornale nel quale si racconta di un uomo che vive con grandi difficoltà per i suoi handicap: Nick si rende conto che non è l’unico a dover affrontare i suoi ostacoli. A 17 anni inizia a parlare col suo gruppo di preghiera e crea la sua associazione non profit "Life without limbs" (cioè "Vita senza arti") e a 21 anni parte per girare il mondo e far conoscere la sua storia.Badare all’essenziale. «Il limite non è necessariamente una condizione negativa», sottolinea Sergio Zini, presidente della Cooperativa Nazareno: «Anzi, spesso trovarci faccia a faccia con il limite ci permette di avere uno sguardo nuovo su noi stessi e sul mondo». Perché «il limite ci costringe e ci invita a misurarci con la nostra irriducibile condizione umana», permettendoci di «badare all’essenziale, a ciò che sentiamo più vero per noi»."Volare" a colazione. Otto e venti di mattina, sala delle colazioni dell’albergo di Carpi dove alloggiano molti artisti. Davanti a un cappuccino, a un tavolo con sua madre è seduto Carlos Ibay, pianista e tenore cieco della Virginia, negli Usa. Due tavoli più in là, con la moglie, c’è Bob Bullee, basso lirico (e cantante pop) olandese, cieco anche lui. Insonnoliti, ieri sera s’è fatto assai tardi dopo l’"Ouverture musicale" al Teatro Pavarotti.Non serve chiacchierare, loro sono padroni di un modo più emozionante per comunicare, al quale gli occhi non servono davvero. Così di colpo è pelle d’oca, ma anche risate e il caffé può aspettare. Bob attacca My way di Frank Sinatra, spiega la voce, gli si accoda subito Carlos e anche i camerieri si fermano. Quando il pezzo finisce, prima degli... applausi, parte Carlos con Volare (il cui vero titolo è "Nel blu dipinto di blu") che fu di Domenico Modugno e Bob a sua volta gli va dietro. Brividi. Altre risate. Altra voglia di vivere. Proprio come recita una frase di My way: «Ho affrontato tutto e sono rimasto in piedi»...
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